Colpire solo le cellule del neuroblastoma

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Una ricerca dell’IRCCS Istituto Giannina Gaslini ha individuato una proteina bersaglio su cui agire per uccidere le cellule del tumore e non quelle sane

Arrivare con il farmaco, attraverso una formulazione liposomiale che lo contiene, sulla proteina nucleolina espressa dalle cellule del neuroblastoma, ottenendo l’effetto terapeutico ma limitando gli effetti collaterali. Sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Experimental & Clinical Cancer Research i risultati di una ricerca di Fabio Pastorino e colleghi, del Laboratorio di Terapie Sperimentali in Oncologia, disegnata e sviluppata dall’IRCCS Istituto Giannina Gaslini nell’ambito di un Progetto di Ricerca finanziato inizialmente dalla Comunità Europea e attualmente da AIRC.

“Il Laboratorio di Terapie Sperimentali in Oncologia di IRCCS Istituto G. Gaslini da molti anni si dedica allo sviluppo di nanoparticelle lipidiche da utilizzare per l’incapsulamento e la veicolazione di farmaci anti-tumorali”, spiega Mirco Ponzoni, direttore del Laboratorio. “Inoltre, è costantemente alla ricerca di nuove proteine espresse dal tumore, e non dalle cellule sane, per provare ad aumentare selettivamente il bersagliamento farmacologico delle cellule di neuroblastoma e del suo microambiente, salvaguardando al tempo stesso le cellule normali”.

La proteina bersaglio

Il tumore al centro dello studio è il neuroblastoma, uno dei più frequenti in età pediatrica, la cui diagnosi nella maggior parte dei casi è prima dei 6 anni di vita e la cui prognosi resta infausta in oltre la metà dei casi (60%), nonostante i miglioramenti della sopravvivenza a seguito di ricerche e scoperte e scientifiche.

Il presente studio ha posto l’attenzione su una proteina in particolare, la nucleolina. “La nucleolina è una proteina nucleare espressa in tutte le cellule umane. Una sua alterata espressione e localizzazione è implicata in diversi processi patologici, in particolare nelle infezioni virali e nei tumori dell’adulto. Ad oggi si sa poco riguardo l’espressione di tale proteina nei tumori pediatrici, in particolare del neuroblastoma. Le nostre ricerche hanno mostrato che la nucleolina è espressa sulla superficie esterna delle cellule di neuroblastoma”, racconta Fabio Pastorino, promotore dello studio. “Tale espressione è stata osservata non solo in linee tumorali cresciute in vitro, ma anche in cellule di neuroblastoma provenienti dai pazienti affetti da neuroblastoma sviluppato come massa tumorale e/o come cellule di neuroblastoma infiltranti il midollo osseo, caratteristica peculiare della malattia ad alto rischio, quella più difficile da combattere. Inoltre, l’utilizzo di una formulazione liposomiale contenente il chemioterapico doxorubicina, e costruita per bersagliare in modo specifico le cellule di neuroblastoma esprimenti nucleolina, ha evidenziato un potente effetto terapeutico, maggiore di quello ottenuto dal farmaco in forma non liposomiale”.

Una terapia di precisione

La scoperta permetterebbe un trattamento mirato sulle cellule malate, come indicano Fabio Pastorino, Mirco Ponzoni e Alberto Garaventa, responsabile dell’Unità di Oncologia Clinica dell’Istituto Gaslini: “Il risultato ottenuto potrà permettere di sviluppare nuove terapie anti-tumorali basate sul bersagliamento mirato del neuroblastoma. Di conseguenza, questo approccio dovrebbe garantire la diminuzione degli effetti tossici indesiderati e l’auspicabile superamento della resistenza ai farmaci”.

Angelo Ravelli, direttore scientifico del Gaslini, sottolinea l’importanza dei risultati ottenuti nell’ambito dell’identificazione di nuovi bersagli terapeutici per questo tumore, e conclude:“Questo studio rientra a pieno titolo nel filone della medicina di precisione, che ha l’obiettivo di rendere più selettive le terapie delle malattie neoplastiche, concentrando l’azione dei farmaci sulle proteine espresse dal tumore ed evitando, conseguentemente, di colpire le cellule sane. Si tratta di un approccio moderno e innovativo, che potrà consentire di migliorare la prognosi del neuroblastoma e di ridurre il potenziale di effetti collaterali della terapia”.