L’impegno e il lavoro dell’Istituto Superiore di Sanità per monitorare il consumo di alcol in gravidanza, informare sui rischi e formare operatori sanitari e assistenti sociali

Nel mondo, secondo le stime, una donna su 10 assume alcol in gravidanza e una media di 15 bambini circa su 1.000 nati presenterebbe le conseguenze degli effetti dell’alcol sul feto nel periodo gestazionale: sindrome fetoalcolica (FAS, Fetal Alcohol Sindrome) e spettro dei disordini fetoalcolici (FASD, Fetal Alcohol Spectrum Disorder), con disabilità permanenti fisiche, mentali e comportamentale con implicazioni a lungo termine.

Iniziato nel 2019, è arrivato agli ultimi mesi (conclusione a fine 2021) il progetto pilota Prevenzione, Diagnosi precoce e trattamento mirato di FASD e FAD che il Ministero della salute ha affidato al Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) per valutare in Italia il consumo di alcol nelle donne in gravidanza o che desiderano un figlio e per prevenirne le conseguenze. Il progetto, che ha coinvolto Lazio, Marche, Sicilia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, si è sviluppato in tre ambiti: monitorare il consumo di alcol in gravidanza e l’esposizione fetale; informare sui rischi di tale assunzione grazie a opuscoli e altri strumenti operativi su tutto il territorio nazionale; formare operatori sanitari e assistenti sociali sulla prevenzione, la diagnosi e il trattamento di FAS e FASD.

“L’alcol attraversa facilmente la placenta. Il feto è quindi esposto allo stesso livello di alcol presente nel sangue della madre. Tuttavia il fegato fetale ha poca o nessuna capacità di metabolizzare l’alcol che interferisce con la divisione cellulare e ne inibisce la crescita, provocando danni a molti organi, principalmente al cervello, tanto che la FAS rappresenta la prima causa conosciuta di ritardo mentale nel bambino e poi nell’adulto”. A spiegarlo è Simona Pichini, prima ricercatrice e Direttrice dell’Unità di Farmacotossicologia analitica dell’ISS, coordinatrice del progetto. “FAS e FASD sono però patologie completamente prevenibili evitando, come raccomanda l’Alleanza Europea per la Sindrome fetoalcolica, il consumo di alcol durante la gravidanza, nei momenti appena precedenti ad essa quando si desidera avere un figlio e anche se si è ad alto rischio di gravidanza non pianificata. Non bisogna bere meno o bere poco, bensì non bere affatto. Dal momento, infatti, che non esiste una dose sicura da assumere durante la gravidanza, l’astinenza è l’unica indicazione da dare e seguire”. Zero alcol dunque, ricordato anche in occasione dell’imminente Giornata mondiale di sensibilizzazione sulla sindrome fetoalcolica, che cade fra qualche giorno, il 9 settembre.