Essere genitori è una scelta, una strada da sostenere fin dal concepimento e nelle diverse fasi della crescita

Educazione, socialità, adattamento ai cambiamenti. Essere genitori inizia fin dal concepimento in un percorso che può essere tortuoso e in cui il pediatra può accompagnare e sostenere la famiglia nelle diverse fasi. La genitorialità responsiva, essere genitori per bambini e adolescenti, è un aspetto del lavoro del pediatra seguito da Iride Dello Iacono, pediatra e già responsabile dell’Unità di Pediatria dell’ospedale Fatebenefratelli di Benevento, e Giuseppe Saggese, past president della Società Italiana di Pediatria (SIP) ordinario di pediatria all’Università di Pisa e fondatore e presidente della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA). Il tema è stato al centro di relazioni durante il XXXIII Congresso della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS).

La strada della genitorialità

“Fino a poco tempo fa si riteneva che fosse sufficiente che un bambino crescesse in una famiglia che lo aveva desiderato e che lo accoglieva, affinché la sua crescita e il suo sviluppo psico-fisico avvenissero nel migliore dei modi. La cura e l’amore sono naturali, ma genitori si sceglie di diventarlo, non si nasce: la genitorialità è una strada collinare, salite impervie e ripide discese, ma tutto questo va intercettato, sostenuto, se prendiamo per mano un bambino dalla nascita, con la sua famiglia”, ha detto Iride Lo Iacono. “Noi dobbiamo seguire il bambino o la bambina non quando nasce, dall’alba di una nuova vita, ma dagli albori della vita, dalle prime tenui luci dell’alba, ovvero dal concepimento”.

Il nuovo modo di occuparsi dei bambini e delle bambine richiede una preparazione adeguata: “Non è facile neanche per noi specialisti, questo implica una formazione”, ha proseguito Iride Lo Iacono. “Noi pediatri per primi dobbiamo far fronte ai cambiamenti sociali, culturali delle famiglie e dobbiamo essere capaci di intercettare i bisogni di famiglie che possono essere anche monoparentali e arcobaleno, differentemente approcciabili da noi pediatri ma tutte pregnanti di un’esigenza di realizzazione di una genitorialità responsiva”.

Una cura che è fatta di amore ma anche di educazione e socialità e che si inserisce a cambia in base alla realtà e alle diverse esigenze, come per esempio quelle presentate dalla fase adolescenziale. “Anche i genitori subiscono un totale mutamento durante l’adolescenza dei propri figli perché non comprendono più i ragazzi ma al contempo vorrebbero, i genitori, che i ragazzi rispondessero alle richieste, ai sogni degli adulti, ecco allora che la genitorialità responsiva se non viene attuata con il supporto può anche dar luogo a devianze del comportamento dei ragazzi. Non è un concetto teorico, astratto, la genitorialità responsiva è fatta di azioni concrete, azioni nelle quali i genitori devono essere supportanti”, ha spiegato ancora Iride Lo Iacono.

Il tempo dell’adolescenza

Proprio sull’adolescenza e sulle difficoltà della fase di passaggio, anche dal punto di vista dell’assistenza, ha spiegato Giuseppe Saggese: “Uno studio dal titolo ‘Lost in transition’ evidenzia come nella transizione i giovani adulti perdano trattamenti e cure: dall’80% dei bambini che ricevono l’assistenza si arriva a solo il 20% nel passaggio dalla fase infantile a quella adolescenziale. Chi latita sono proprie le strutture amministrative dell’ospedale perché riluttanti a mettere risorse, invece serve una regia che tenga conto delle varie esigenze nell’assistenza ospedaliera e delle varie età”.

Il pediatra ha ricordato l’importanza della fase di passaggio, dalle cure del pediatra a quelle del medico di medicina generale. “Un adolescente su cinque (20%) ha una malattia cronica su cui esiste un problema assistenziale importante, a cui non si è ancora data risposta: la transizione nelle cure dal pediatra al medico dell’adulto”, ha affermato Giuseppe Saggese. “Nella fase di transizione peggiora la malattia di base crolla l’assistenza medica al ragazzo o alla ragazza. Il pediatra per questo deve partire presto con il suo intervento, ma l’assistenza deve essere presente anche in questa fase transitoria, cosa che invece non accade”.

Ed ecco che anche qui, in questo difficile periodo, resta il tema della genitorialità responsiva: “In questa fase di passaggio anche il ruolo dei genitori appare inadeguato perché, senza volerlo, giocano contro questo passaggio: vorrebbero restare nell’assistenza pediatrica, ma per il bene del proprio figlio devono cambiare mentalità. Il genitore responsivo capisce, quindi, che il setting di cure, sulla strada della via adulta, deve cambiare per favorire la transizione”, ha detto ancora Giuseppe Saggese, che ha sottolineato come l’adolescenza rappresenti “un anello di congiunzione non solo tra genitori e figli, che presto potranno diventare a loro volta genitori, è anche il periodo in cui si forma la genitorialità responsiva nel giovane adulto”, e che permetterà poi di essere nel futuro un genitore responsivo che “sa intercettare il distacco dei figli come segno di positività e sa cogliere nel momento l’occasione di rafforzamento del rapporto con una presenza autorevole, ma non autoritaria, ed è in grado di seguire il proprio figlio, ma soprattutto di manifestare sensibilità per le richieste e le esigenze del ragazzo o della ragazza”.