Pubblicato un nuovo rapporto dell’UNICEF sulla malnutrizione in 91 Paesi, che sottolinea il grave quadro a livello mondiale

Un bambino su due, anzi di più, con meno di 5 anni di età con malnutrizione acuta (circa 23 milioni) non ha compiuto nemmeno 2 anni, e la percentuale di quelli con malnutrizione cronica aumenta tra i 6 mesi e i 2 anni. Il dato proviene dal nuovo rapporto dell’UNICEF, Fed to Fail? The crisis of children’s diets in early life (Nutriti per fallire? La crisi delle diete dei bambini nei primi anni di vita), che riporta un’analisi effettuata in 91, lanciata al Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari (UN Food Systems Summit).

Secondo quanto riscontrato nei 91 Paesi considerati, solo la metà dei piccoli tra i 6 e i 23 mesi di età consuma ogni giorno il numero minimo di pasti raccomandato, e il dato scende a un bambino su tre che ha la possibilità di assumere il numero minimo di gruppi alimentari che gli sono necessari per crescere. Un’altra analisi su 50 Paesi indica che tali modelli di alimentazione non adeguata sono stati mantenuti negli ultimi dieci anni.

Sono i bambini che vivono nelle aree rurali e nelle famiglie più povere quelli che rischiano maggiormente di presentare questo quadro di malnutrizione nella fascia 6-23 mesi di vita, messi a confronto con i coetanei che vivono nelle aree urbane o che presentano un maggiore agio economico. L’UNICEF ricorda come la necessità dei nutrienti adeguati sia importante nel periodo di sviluppo prima dei due anni, perché non si verifichino danni irreversibili, e indica come nell’ultimo decennio i miglioramenti di tale situazione siano stati scarsi, con aumento di povertà, diseguaglianze, conflitti, disastri legati al clima ed emergenze sanitarie quali quella da SARS-CoV-2 che hanno contribuito a tale crisi nutrizionale.

“Una scarsa assunzione di nutrienti nei primi due anni di vita può danneggiare irreversibilmente i corpi e i cervelli in rapida crescita dei bambini, incidendo sulla loro formazione scolastica, sulle prospettive di lavoro e sul loro futuro. Questo lo sappiamo da anni”, afferma Henrietta Fore, Direttore generale dell’UNICEF, e sottolinea: “ma i progressi nel fornire il giusto tipo di alimenti nutrienti e sicuri per i giovani sono stati pochi. Le problematiche attuali causate dal COVID-19 potrebbero peggiorare molto la situazione”.

Il rapporto, rilevando anche i risultati positivi ottenibili con gli investimenti, chiede un lavoro insieme di governi, donatori, organizzazioni della società civile e attori per lo sviluppo, al fine di trasformare i sistemi alimentari, sanitari e di protezione sociale, con azioni quali: aumentare la disponibilità e l’accesso a cibi nutrienti, incentivandone la produzione, la distribuzione e la vendita al dettaglio; implementare gli standard e le leggi nazionali per proteggere i bambini da alimenti e bevande trasformati e ultra-trasformati (stoppando pratiche di marketing dannose); aumentare la propensione verso cibi nutrienti e sicuri attraverso diversi canali di comunicazione.