Realizzato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, è stato inaugurato a Passoscuro, nel comune di Fiumicino, il più grande centro in Italia per posti a disposizione

La prima struttura nel Lazio, il più grande Centro di Cure Palliative Pediatriche in Italia, con 20 moduli abitativi già attivati e 10 in preparazione. Il nuovo centro, un edificio di 5 piani, è stato realizzato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e aperto a Passoscuro, nel comune di Fiumicino, vicino al mare, immerso nel verde.

Mariella Enoc, presidente del Bambino Gesù, ha commentato: “Si realizza un altro importante passo nell’assistenza ai bambini più fragili. Il Centro vuole essere uno spazio di accoglienza, simile a una grande casa, nel quale accompagnare i piccoli pazienti o aiutare i loro familiari ad assisterli nel modo migliore. Perché è sempre possibile curare, come dice Papa Francesco, anche quando non è possibile guarire”.

Il nuovo Centro si trova all’interno di un’area di circa 11 mila metri quadrati, non lontano dalla sede di Palidoro dell’Ospedale della Santa Sede, e in questi giorni ha accolto alcuni dei pazienti ucraini fuggiti dalla guerra con le loro famiglie, cinque bambini con patologie molto gravi tra gli oltre 60 pazienti già presi in carico dall’ospedale.

La struttura è rivolta all’accoglienza di bambini e adolescenti con malattie rare, inguaribili, ad alta complessità assistenziale, con la presa in carico del paziente e di tutto il nucleo familiare, fratelli e sorelle compresi. Viene garantita la cura e il controllo dei sintomi, primo fra tutti il dolore, e delle patologie concomitanti, l’attenzione particolare all’alimentazione e ai problemi ad essa correlati, ma anche ai bisogni psicologici, relazionali, spirituali, sociali, educativi. Tra gli obiettivi del Centro c’è quello di garantire la migliore qualità di vita nelle fasi terminali di malattia.

Ogni paziente potrà sempre avere accanto i familiari: le stanze sono singole con bagno e poltrona o divano-letto, e in ogni modulo (al momento 20 e diventeranno 30) è presente una cucina per preparare cibi graditi al bambino, oltre ai pasti personalizzati forniti dalla struttura. Nella parte esterna vi è il grande parco-giardino, vicino al mare: il percorso è accessibile da carrozzine e lettighe e sono presenti un’ampia area per gioco e sport e un agrumeto, luoghi pensati per l’accoglienza di tutto il nucleo familiare, compresi i fratelli dei bambini ricoverati.

Una rete per pazienti e famiglie

Il Centro è inserito nella rete regionale di cure palliative pediatriche e lavora in collaborazione con le strutture territoriali, collegando gli ospedali dove i pazienti sono ricoverati, l’assistenza domiciliare delle Asl e i pediatri di famiglia: l’obiettivo è far tornare il più possibile il paziente a casa, ma in condizioni di sicurezza. Per questo viene perseguita la formazione dei caregiver e il Centro desidera essere punto di riferimento per il personale medico e infermieristico del territorio coinvolto nell’assistenza domiciliare, permettendo alla famiglie, al rientro a casa, di non sentirsi sole nella cura dei familiari.

La struttura, un edificio di 5 piani, ospitava in precedenza una scuola materna gestita dalle Piccole ancelle del Sacro Cuore (istituto religioso femminile dedito alla gestione di scuole, centri di accoglienza per minori e donne in difficoltà, colonie montane e marine e case di riposo per anziani) ed è stata ristrutturata con il contributo di piccoli e grandi donatori, tra i quali la Fondazione Angelini, Andreotti & Brusone Philanthropy Fund, la Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti, la duchessa Maria Luisa Magistrati Gaetani D’Aragona.

“In questi tempi cosi drammatici segnati dalla guerra alle porte dell’Europa noi continuiamo a investire sulla cura dei bambini, quelli più fragili, i cosiddetti inguaribili, che però continuano ad aver bisogno di cura, insieme alle loro famiglie. È il paradosso di questo nostro mondo: c’è chi tira le bombe sui bambini, e chi fa di tutto per salvarli con il meglio della cura, della ricerca, e per accompagnarli con umanità. Grazie a quanti continuano a credere in questa nostra missione”, conclude Mariella Enoc.