Pubblicati lo studio del Burlo Garofolo sui casi fra febbraio 2020 e gennaio 2021 e l’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia 2022 della Fondazione CESVI

Violenza subìta a cui hanno assistito i figli riferita dal 44% delle donne intervistate in un lavoro condotto dal Pronto Soccorso Pediatrico dell’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo”, diretto da Alessandro Amaddeo e dalla psicologa Federica Anastasia, riportato sulle pagine dell’European Journal of Pediatrics.

“Il gruppo di studio promosso dal dottor Claudio Germani per la realizzazione di questa ricerca è stato condotto da febbraio 2020 a gennaio 2021, ha rispettato le linee guida dell’Oms e ha utilizzato una metodologia di lavoro che includeva il Woman Abuse Screening Tool (Wast) validato a livello internazionale e su 212 coppie madre-bambino/a nessuna ha rifiutato di partecipare”, spiega Federica Anastasia. “Il questionario ha dato un impressionante risultato con ben il 44% delle partecipanti che riferivano casi di violenza domestica assistita dai minori. Nei due soli lavori precedenti in letteratura le percentuali riportate erano rispettivamente del 10 e 50%”.

La psicologa approfondisce il tema riportando ulteriori informazioni raccolte: “Dallo studio è, poi, emerso che le madri che subiscono violenza hanno una qualità di vita molto peggiore e una salute peggiore con stress particolare, disturbi del sonno, incubi, stanchezza e affaticamento al risveglio, ansia, allucinazioni uditive e che i bambini che hanno assistito alla violenza, testati in cieco dai medici in Pronto Soccorso, si mostrano molto più agitati, ansiosi, aggressivi e con disturbi del sonno”, racconta, e aggiunge: “Inoltre dallo studio è chiaramente emerso come l’alto numero di figli, il basso livello di scolarità della madre, la disoccupazione o i problemi lavorativi e la mancanza presenza di una rete di sostegno familiare siano condizioni nelle quali più facilmente si verificano episodi di violenza sulle donne compiuta dai partner e di violenza assistita dai minori. Non sembrano, invece, influire particolarmente l’età delle donne o il loro stato civile”.

Conseguenze a breve e a lungo termine

Il lavoro realizzato ha mostrato una richiesta alta di welfare e sottolineato l’aumento del rischio di trasmissione e transgenerazionale della violenza quale modello relazionale/affettivo e la necessità di una formazione per i professionisti coinvolti. “Le conseguenze da maltrattamento sulla salute del minore possono essere dirette (lesioni fisiche di variabile gravità, fino alla morte) o indirette (esiti a distanza come patologie organiche e disturbi psico-relazionali). La violenza assistita, poi, è una delle forme nelle quali si manifesta la violenza su minori ed è una forma di maltrattamento la cui rilevazione necessita del preliminare riconoscimento della violenza intra familiare diretta”, riporta Alessandro Amaddeo. “Secondo un’indagine della Fundamental Rights Agency, infatti, in Italia, il 19% delle donne dichiara di aver subìto nel corso della vita violenze fisiche o sessuali da un partner o ex-partner; il 38% ripetuti e multipli abusi psicologici; il 9% ‘stalking’ “.

Importante il ruolo della prevenzione e identificazione tempestiva di tali situazioni: “Aver subìto una forma di violenza, diretta o assistita, durante l’infanzia o adolescenza si associa a un aumentato rischio di sviluppare problemi psicologici, sociali, comportamentali e organici; studi scientifici sottolineano, poi, come l’esposizione a tale violenza in età pediatrica possa aumentare la probabilità di ricadere in comportamenti malsani e avere problemi di salute in età adulta”, dice ancora Alessandro Amaddeo, e conclude: “Per questo indagare attivamente la presenza di esposizione alla violenza durante l’infanzia è quindi di primaria importanza per cercare di prevenire gli effetti negativi. In tal senso il Pronto Soccorso Pediatrico può rappresentare un osservatorio privilegiato per intercettare situazioni di violenza, ma anche una possibile sede per avviare eventuali interventi”.

L’indice regionale sul maltrattamento

Conferma la gravità della situazione quanto riportato da “Crescere al sicuro: Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia 2022”, pubblicato dalla Fondazione CESVI, alla sua quinta edizione, che indica un quadro preoccupante, con un focus particolare sull’impatto che la pandemia da COVID-19 ha prodotto sulla sicurezza dei più piccoli. “La pandemia ha aumentato in modo drammatico tutti i fattori di rischio che sono alla base del maltrattamento all’infanzia, agendo in molti casi da detonatore in situazioni di disagio pregresso: povertà e disoccupazione, deterioramento della salute mentale, isolamento e contrazione delle relazioni sociali”, spiega Gloria Zavatta, presidente della Fondazione CESVI.

La pubblicazione analizza la vulnerabilità dei bambini in base a diversi fattori di rischio e riporta una graduatoria su 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità (di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare e di accesso a risorse e servizi), fornendo un’immagine allarmante sullo stato di salute, fisica e mentale, di giovani e giovanissimi.

“Ribadiamo la necessità di azioni sistemiche e di medio-lungo periodo per le politiche di prevenzione e contrasto al maltrattamento. È fondamentale agire tanto sui fattori di rischio, quanto sul complesso del sistema dei servizi per adeguarli e potenziarli. Ci appelliamo all’istituzione affinché investano subito risorse su sanità, scuola e giustizia. In particolare, sottolineiamo la necessità di disporre di dati più puntuali sull’entità del maltrattamento all’infanzia in Italia e di ridurre il divario sociale ed economico delle regioni del Mezzogiorno tramite l’attuazione pratica dei LIVEAS (Livelli Essenziali di Assistenza Socioassistenziale)”, afferma Gloria Zavatta, e conclude: “Se non interveniamo oggi, il costo sociosanitario per le prossime generazioni sarà insostenibile”.