Presentati i dati raccolti su alcol e gravidanza attraverso uno studio sui capelli delle madri e sul meconio neonatale 

Poche donne, sempre meno, consumano alcolici durante la gravidanza: solo lo 0,1% beve in modo eccessivo. A dirlo uno studio dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità (in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e l’Università Politecnica delle Marche), che è stato presentato in occasione del workshop Prevenzione, diagnosi precoce e trattamento mirato dello Spettro dei Disturbi Feto Alcolici e della Sindrome Feto Alcolica svoltosi nei giorni 9 e10 maggio u.s.

Lo studio ha coinvolto 20 donne al parto e 20 neonati non accoppiati per città, da ospedali del Sistema Sanitario Nazionale dislocati nel Nord, Centro e Sud Italia (isole comprese). “Abbiamo misurato uno dei metaboliti più specifici dell’alcol etilico, l’etilglucuronide (EtG) nei capelli materni e nel meconio neonatale che coinvolge madri e neonati lungo tutto il territorio nazionale italiano”, ha spiegato Simona Pichini dell’Istituto Superiore di Sanità, coordinatrice del progetto. “I risultati preliminari, ottenuti in coorti separate di madri e neonati in gravidanza e parto, hanno mostrato che, attualmente, una quantità trascurabile di donne italiane, lo 0,1%, beve in modo sensibile durante la gravidanza e che una piccola percentuale di neonati è esposta all’alcol prenatale”.

I capelli delle madri (massimo 8 centimetri di lunghezza) sono stati raccolti alla fine della gravidanza e analizzati poiché l’intera ciocca e il meconio neonatale sono stati raccolti entro le prime 24 ore dopo la nascita. La quantificazione dell’etilglucuronide (EtG)è stata eseguita con una metodologia convalidata di gascromatografia e spettrometria di massa in tandem.

Per definire le donne astinenti le concentrazioni di EtG dovevano essere inferiori a 5 pg/mg capelli; se erano > 5 pg/mg e inferiori a 30 pg/mg erano definite donne che consumavano “un po’” di alcol durante la gravidanza, mentre erano bevitrici eccessive quando la concentrazione era ≥ 30 pg/mg.

Al momento sono stati analizzati 781 campioni di capelli materni e 642 di meconio e soltanto in una donna su 781 (0,1%) è stata riscontrata una concentrazione di EtG > 30 pg/mg, da consumo eccessivo di etanolo cronico; l’8,2% dei capelli materni aveva EtG >5 pg/mg con 1,4% >11 pg/mg. Per quanto riguarda i dati raccolti sui neonati, è stata rilevata un’esposizione prenatale all’etanolo con concentrazione di meconio EtG >30 ng/g in quattro (0,6%) e nessuno presentava alla nascita segni di evidente disabilità o malformazione.

“L’uso di alcol durante la gravidanza e la successiva esposizione fetale può causare molteplici disturbi perinatali come la nascita prematura, sindromi da astinenza, tremori, iperreflessia e uno sviluppo fisico e mentale alterato nelle fasi successive della vita. Tuttavia i dati odierni ci dimostrano che le politiche applicate dalla salute hanno accresciuto nelle donne italiane la consapevolezza sui rischi associati al consumo di alcol durante la gravidanza”, ha concluso Simona Pichini.