Pubblicato uno studio internazionale con ricercatori di 22 Paesi sui fattori associati alle infezioni da SARS-CoV-2 gravi in persone con fibrosi cistica

L’infezione da SARS-CoV-2 in caso di persone con fibrosi cistica ha comportato esiti più gravi in chi è stato sottoposto a trapianto e chi aveva una funzione respiratoria ridotta. Invece è stata segnalata una significativa riduzione del rischio di ricovero con trattamento di ossigeno (con conseguente riduzione degli esiti peggiori) in chi è stato trattato con farmaci innovativi (CFTR modulators) per fibrosi cistica. A indicarlo una ricerca pubblicata sul Journal of Cystic Fibrosis e realizzata da ricercatori di 22 Paesi, membri del “CF Registry Global Collaboration”, registro per uniformare e standardizzare le variabili collezionate, le modalità di raccolta, i protocolli. Tra i ricercatori anche Marco Salvatore, del Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità.

Nel periodo 1 febbraio-13 dicembre 2020 sono state raccolte informazioni su tutti i casi di diagnosi di SARS-CoV-2 registrati dai singoli Paesi partecipanti (dai registri di patologia o specifiche schede di arruolamento) e considerate variabili quali età, sesso, genotipo del paziente, gravidanza, paziente sottoposto a trapianto. Sono state raccolte anche informazioni sullo stato di salute immediatamente precedente all’infezione rispetto a funzione polmonare, indice di massa corporea, insulino-dipendenza, infezione (intermittente o cronica) da Pseudomonas aeruginosa, insufficienza pancreatica, ipertensione sistemica, uso di farmaci innovativi. Veniva definita “infezione severa” sulla base della necessità di ricovero con trattamento di ossigeno terapia.

Complessivamente sono stati riportati 1.452 casi (la popolazione mondiale con fibrosi è stimata essere pari a 88.000 persone): il 30% dei casi aveva meno di 18 anni, il 9,4% era stato sottoposto a trapianto polmonare, il 74,5% era sintomatico e il 22% era stato ricoverato.

Risultati principali

Nei soggetti non trapiantati, circa il 40% di quelli con un indice di ppFEV1 inferiore al 40% era ricoverato a causa dell’infezione da SARS-CoV-2; gli esiti peggiori dell’infezione erano associati in maniera indipendente a età avanzata, etnia, bassi indici di massa corporea o diabete correlato con la patologia; i pazienti sottoposti a trapianto polmonare erano associati a un rischio di ricovero con richiesta di ossigeno terapia (21,9%) maggiore rispetto ai non trapiantati (8,8%); nei soggetti sottoposti a trattamento con farmaci innovativi (CFTR modulators) per fibrosi cistica si notava una riduzione significativa del rischio di ricovero con ossigeno terapia e di relativi esiti infausti.

In Italia, il Registro Italiano Fibrosi Cistica (RIFC) ha raccolto i dati su persone con fibrosi cistica positive a SARS-CoV-2 e quelli relativi alla prima e seconda ondata pandemica sono stati pubblicati in una lettera al Journal of Cystic Fibrosis. Fra febbraio e dicembre 2020 risultavano positivi al virus 87 pazienti con fibrosi cistica afferenti ai Centri italiani di riferimento e supporto per la fibrosi cistica.