Utilizzo di una nuova tecnologia per le cardiopatie congenite, presso dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dove sono già stati trattati due pazienti

Un intervento per via trans-catetere con l’utilizzo di bioprotesi di valvola polmonare che sono autoespandibili, adattandosi all’anatomia dei bambini e dei ragazzi con cardiopatie congenite. Questa nuova protesi, autorizzata da maggio di quest’anno, è stata utilizzata in due casi presso nell’Unità di Cardiologia interventistica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, diretta da Gianfranco Butera.

Nella pratica clinica vengono utilizzate le protesi di valvole polmonari trans-catetere con la tecnologia “balloon expandable“, che prevede l’impianto della valvola attraverso un pallone che viene gonfiato e allarga lo stent dentro cui è cucita la valvola, in modo da sistemare la protesi in posizione. Tuttavia con questa tecnica è possibile trattare solo un paziente su cinque circa: infatti le dimensioni del pallone sono un limite perché nella maggior parte dei casi lo spazio in cui inserire la protesi è più ampio.

Con il sistema “self-expandable valve“, la nuova tecnologia, lo stent è autoespandibile e può raggiungere dimensioni maggiori, permettendo così di effettuare il trattamento a un numero più alto di pazienti, evitando loro un intervento cardiochirurgico a cuore aperto. I primi due pazienti trattati avevano 15 e 19 anni e una storia di numerosi interventi per la loro cardiopatia: sono stati dimessi dopo tre giorni dall’intervento e hanno superato le prima fasi di monitoraggio e controllo. Per la selezione dei pazienti viene sottolineata come fondamentale la collaborazione tra l’Unità di Cardiologia interventistica e l’Unità di Radiologia toracica e cardiovascolare avanzata diretta da Aurelio Secinaro, e la tecnologia 3D si affianca a RM e TC per avere informazioni su anatomia e funzione del sistema cardiovascolare.

“È possibile prevedere che in Italia almeno un centinaio di pazienti all’anno potranno beneficiare di questa tecnologia con notevole riduzione dell’impatto anche sul Servizio sanitario nazionale ma, soprattutto, con una notevole riduzione del dolore fisico e psicologico e dei rischi per i nostri ragazzi e grande soddisfazione per le famiglie”, ha spiegato Gianfranco Butera, aggiungendo che la prospettiva è quella di “ampliare notevolmente il numero dei pazienti che può beneficiare di un approccio mini invasivo. Inoltre l’applicazione delle tecniche di imaging, visualizzazione 3d, simulazione computazionale permetteranno di comprendere ancora meglio i margini di applicazione e di ampliare le situazioni in cui poter procedere”.

L’Ospedale pediatrico Bambino Gesù è il primo ospedale europeo a utilizzare questa tecnologia dopo l’approvazione clinica, rappresenta un punto di riferimento per l’Italia e per l’Europa e dovrà di promuoverne l’uso negli altri centri, curando anche la formazione.