Il Gruppo di monitoraggio sulla Convenzione ONU “Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” (gruppo CRC) ha di recente pubblicato il suo 12° Rapporto (Luglio 2022; https://gruppocrc.net); si tratta di una poderosa fotografia relativa a vari ambiti in cui si determina il benessere dei minori, che offre interessanti spunti di riflessione per i Pediatri.

Il Rapporto sottolinea come gli scenari pandemici e geopolitici tuttora in corso hanno determinato un notevole impatto sulle nuove generazioni, mettendo in luce criticità ancora presenti (es. povertà minorile, denatalità, cambiamenti climatici) e nuove opportunità anche per un rinnovato interesse politico a favore dell’infanzia e dell’adolescenza.

Dal punto di vista della nostra Professione, il Rapporto presenta una lucida analisi di una problematica più volte presa in considerazione dal Il Pediatra, cioè la tendenza alla progressiva riduzione dei pediatri. Le proiezioni per i prossimi anni prospettano un saldo negativo nel ricambio generazionale che a fatica potrà essere colmato.

La carenza di pediatri ospedalieri determina difficoltà organizzative e mette a rischio la qualità delle cure in aree particolarmente delicate, come patologia neonatale, urgenza/emergenza e sub-specialità pediatriche. Per queste ultime si sta pericolosamente diffondendo il ricorso a specialisti dell’adulto, non solo in ambito territoriale ma anche a livello dei principali ospedali pediatrici.

La problematica non riguarda la sola area medica, ma anche le specialità “satelliti” (es. chirurgia pediatrica, urologia pediatrica). A livello di cure primarie, un crescente numero di bambini, in particolare dopo i 6-8 anni, rischia di vedere la propria assistenza delegata al medico dell’adulto, rendendo incerto il mantenimento dei livelli di salute fino a oggi garantiti da un’assistenza specialistica pediatrica universalisticamente diffusa su tutto il territorio nazionale.

Un anticipo si è purtroppo avuto nel corso della pandemia da SARS-CoV-2, quando diversi pediatri di famiglia hanno svolto un’attività per lo più amministrativa e certificativa, mentre le attività assistenziali sul campo sono state esercitate da professionisti quasi sempre privi di specifica competenza pediatrica (Marchetti F. Medico e Bambino 2022;41:75), proprio nei momenti in cui le famiglie avevano maggiore bisogno di punti di riferimento qualificati e di loro fiducia.

Non migliore la situazione della Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza, caratterizzata da cronica carenza di posti letto e di specialisti territoriali (Fioritti A.. www. Quotidianosanita).

A livello consultoriale, un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato “il progressivo processo di depauperamento, in termini di sedi e di personale”. In questo ambito, il Pediatra rimane una figura marginale, come già messo in evidenza diversi anni fa in “Una Pediatria per la Società che cambia”.

In sintesi, sebbene il Rapporto evidenzi come alcuni indicatori di salute per infanzia e adolescenza sembrano in positiva evoluzione, dal punto di vista assistenziale si sta concretamente verificando il rischio di perdere quell’approccio pedocentrico, che caratterizza e distingue le specialistiche pediatriche e che permette di vedere il minore non come una sommatoria di organi, ma come un organismo unico e complesso con differenti necessità in base all’età e allo stadio di sviluppo somatico e neuro-psichico.

Ricordava Roberto Burgio la frase di Jacobi (1889) “Il bambino non è un adulto in miniatura”, che necessita quindi di specifici specialisti di Area pediatrica in tutti i setting assistenziali, i quali dovranno sempre più rafforzare un progetto comune per ribadire le loro specifiche competenze professionali a difesa della salute di infanzia e adolescenza.