Sensibilizzare su una delle principali cause di morte e disabilità per milioni di persone ogni anno: la voce della Società Italiana di Neonatologia

Una tra le principali cause di morte neonatale. Terzo posto tra le cause di morte neonatale nel mondo, tre milioni di casi stimati ogni anno, con il coinvolgimento del 2,2% circa dei nati vivi con mortalità tra l’11 e il 19%. Questi i dati riportati dalla Società Italiana di Neonatologia (SIN) sulle infezioni/sepsi, per riportare l’attenzione sul tema con l’occasione della Giornata mondiale per la lotta alla sepsi (World Sepsis Day, 13 settembre). Ma non solo mortalità, in quanto associati alle infezioni gravi vi sono anche tassi di morbilità alti, con un 3% circa di tutti i DALY (disability-adjusted life year, anni di vita persi a causa di morbosità, mortalità e disabilità).

Vi sono due possibili forme di sepsi neonatale: quella precoce, che ha un esordio entro le prime 72 ore di vita, nella quale l’agente patogeno viene trasmesso dalla mamma prima o durante il parto, e quella tardiva, dopo le 72 ore di vita, in cui l’infezione è correlata all’assistenza ai neonati ricoverati. “I neonati prematuri sono particolarmente a rischio di contrarre infezioni, per la necessità di procedure diagnostico-terapeutiche invasive e di una prolungata degenza ospedaliera. Per prevenire l’insorgenza delle sepsi ospedaliere, è necessario diffondere pratiche cliniche efficaci ed uniformare procedure e precauzioni di prevenzione nelle neonatologie italiane”, spiega infatti Luigi Orfeo, presidente della SIN, che aggiunge: “Un altro problema, grave e purtroppo attuale, è, poi, la sempre più frequente presenza di patogeni resistenti agli antibiotici che aggravano l’outcome, con tassi di sequele e mortalità significativamente più elevati”. Una resistenza cui, riporta la SIN, è attribuita una stima globale annuale di 214.000 decessi in ambito neonatale.

La SIN, sensibilizzando sul tema che sarà anche oggetto di corsi e relazioni al XXVIII Congresso Nazionale in programma a fine ottobre, ricorda come l’immaturità del sistema immunitario dei neonati li renda più fragili e più esposti all’azione degli agenti patogeni, con una suscettibilità tanto più alta quanto più il neonato è pretermine: le forme precoci interessano l’1,4% dei nati con peso < 1500 g (circa 28 volte maggiore che nei nati a termine) con una mortalità del 34%, e le forme tardive il 19,9%, con una mortalità del 17,1% a livello mondiale. Considerando infine i neonati di peso < 1000 g la sepsi precoce ha un’incidenza dell’1,8% con una mortalità del 46%, mentre quella tardiva un’incidenza del 34% con una mortalità del 17%.