All’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù eseguiti i primi interventi innovativi con magneti al posto della chirurgia

Curare l’atresia dell’esofago con interventi di magneto-anastomosi e senza la chirurgia. Si tratta di un’innovativa tecnica non invasiva che è stata utilizzata presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, per la prima volta in Italia. Sino a oggi in letteratura sono stati descritti complessivamente 25 casi e sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Pediatric Surgery i primi 5 casi presso l’ospedale romano.

L’atresia dell’esofago, caratterizzata da un’interruzione dello stesso in genere trattata chirurgicamente nei primi mesi di vita, può essere di due tipi: con la presenza di una fistola tracheoesofagea con comunicazione con la trachea, oppure, più raramente, senza fistola ma con una distanza maggiore fra i due monconi dell’esofago, atresia esofagea long-gap. In quest’ultima forma può essere utilizzata la nuova tecnica con magneti.

La tecnica utilizzata

Con la magneto-anastomosi viene posizionato un magnete nel moncone superiore (con un sondino che passa dalla bocca) e un secondo magnete nel moncone inferiore (con un sondino che passa da un’apertura che c’è all’altezza dello stomaco per l’alimentazione): i due magneti si attraggono e uniscono (sotto guida radioscopica) avvicinando i due monconi. L’intervento dura un’ora circa e nell’arco di una settimana, grazie alla pressione dei magneti, viene erosa la parete dell’esofago e aperto il passaggio fra i due monconi, che nel frattempo si saldano tra loro. I magneti vengono infine rimossi sfilando i sondini, il bambino può iniziare ad alimentarsi per bocca e vengono effettuate sedute di dilatazione dell’esofago.

“I vantaggi di questa nuova tecnica sono molteplici. Oltre a evitare lo stress e le possibili conseguenze (dolore postoperstorio, ferita chirurgica pur se minima ecc.) di un intervento chirurgico classico o mininvasivo toracoscopico, i bambini hanno anche un decorso molto più semplice e spesso anche molto più rapido prima di poter finalmente mangiare naturalmente per bocca”, racconta Pietro Bagolan, direttore del Dipartimento medico-chirurgico del feto-neonato-lattante. “Inoltre, non si creano cicatrici, neppure interne, legate all’accesso chirurgico classico. Questo rende più semplici ed agili eventuali futuri interventi per l’assoluto rispetto della anatomia del torace e del mediastino, la delicata regione anatomica in cui è alloggiato l’esofago”.

Lo studio multicentrico internazionale

Lo studio pubblicato riporta i primi 5 bambini con meno di 4 mesi operati, tutti rientrati a casa. Attualmente in tutto sono 8 i piccoli con meno di 6 mesi trattati al Bambino Gesù, provenienti da diverse regioni italiane (3 dal Lazio, 2 dalla Puglia, 1 dalla Calabria, 1 dalla Sicilia e 1 dalla Lombardia).

I 25 casi descritti a livello internazionale sono ancora pochi per una valutazione dei rischi nel post operatorio, per esempio di stenosi, se maggiore o minore rispetto all’intervento classico, ed è in partenza uno studio multicentrico internazionale di due anni (con 6 centri fra cui il Bambino Gesù per l’Italia) per sviluppare e testare nuovi magneti brevettati per l’uso clinico, che dovrebbero poter ridurre tale rischio.