L’attività motoria e quella sportiva nei minori sono fondamentali ai fini di una crescita psico-somatica sana e armonica, favorendo una serie di benefici; solo per citarne alcuni, si può ricordare un più adeguato sviluppo e tonicità delle masse muscolari, ottimizzazione dell’acquisizione del picco di massa ossea, prevenzione a lungo termine di patologie ischemiche cardiache, aumento del metabolismo basale e del dispendio energetico, migliore controllo emotivo e di capacità di socializzazione, maggior grado di autostima, protezione dall’isolamento sociale e dall’eccessivo uso dei media.

Una regolare attività fisica previene, inoltre, la malattia ipocinetica, cioè il deterioramento di alcune funzioni dell’organismo in conseguenza di una scarsa motricità, e ovviamente l’eccesso di peso, che rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica, tanto che sono stati recentemente approvati per la prima volta trattamenti farmacologici per tale patologia adottabili fin dall’età adolescenziale.

Tuttavia, un inizio troppo precoce di un’attività agonistica con ritmi e carichi inadeguati per un soggetto in fase di crescita può divenire eccessivamente impegnativa e totalizzante con conseguenze sia sul piano fisico che su quello psichico. A questo proposito, meritano attenzione alcune notizie di stampa relative a denunce di giovani ex-atlete della ginnastica ritmica, anche con coinvolgimento in nazionale, su abusi psicologici, digiuni forzati e pressioni costanti sul peso. La giustizia dovrà accertare i fatti e fornire giudizi conclusivi su queste vicende.

Ma il caso ricorda da vicino quanto accaduto nella ginnastica artistica statunitense, dove diverse atlete hanno denunciato violenze verbali, fisiche e psicologiche subite da allenatori e medici sportivi, tra cui l’ex medico della nazionale, poi condannato a 175 anni di carcere per abusi sessuali. A volte si dimentica che dietro a pretese di società sportive, allenatori e anche eccessive speranze dei genitori vi è una persona che si trova a superare una fase delicata e fragile del suo sviluppo, a cui vengono fatte richieste troppo elevate, con conseguenze che possiamo constatare non raramente nei nostri ambulatori.

Le ragazze impegnate in intense attività sportive – soprattutto quelle in cui la forma del corpo è rilevante ai fini del successo – sono, infatti, a rischio della sindrome da relativa carenza di energia (RED syndrome), in cui il ridotto intake nutrizionale in rapporto alle richieste energetiche comporta irregolarità mestruali – che dovrebbero sempre allarmare in un’adolescente – e alterazioni del metabolismo osseo, unitamente a un possibile ritardo di crescita staturale o di sviluppo puberale. Vi è poi un aumentato rischio di lesioni muscolo-tendinee da uso eccessivo e di fratture da stress (Wojnowich K, Dhani R. Am Fam Physician 2022; 106: 52-60).

Ai giovani atleti dovrebbe essere, quindi, essere assicurata una supervisione sanitaria atta a controllare lo stato di salute psico-fisica e quello nutrizionale che deve essere adeguato (in energia e distribuzione dei nutrienti) alle necessità di età, sesso e stadio puberale. È stato poi segnalato che una percentuale non indifferente dei ragazzi italiani non è contrario all’uso di sostanze per migliorare le prestazioni sportive, ma con forti lacune nella conoscenza dei loro effetti collaterali (G. Giraldi et al. Public Health 129: 1007-1009;2015).

È opportuno, quindi, che il Pediatra effettui costantemente un’adeguata educazione e sorveglianza per evitare che gli/le adolescenti, oltre a situazioni pericolose per la loro salute psico-fisica, possano incorrere nell’uso (abuso) di integratori e farmaci ai fini del miglioramento delle performance sportive.