Sono tornate a casa entrambe le gemelle operate dall’equipe di Chirurgia fetale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e seguite in collaborazione con l’ospedale S. Pietro Fatebenefratelli

Un intervento in endoscopia in utero alla 24esima settimana di gestazione per salvare due gemelle dai rischi della sindrome da trasfusione feto fetale (TTTS o Twin to Twin Transfusion Syndrome). L’operazione è stata eseguita in urgenza in agosto dall’equipe di Chirurgia fetale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e le bambine sono nate con parto pretermine a metà ottobre alla 30esima settimana presso nell’Ospedale S. Pietro Fatebenefratelli, dato che la gemella più piccola cresceva meno. A fine novembre è stata poi dimessa una delle due gemelline e poco prima di Natale la seconda.

La sindrome da trasfusione feto fetale è una condizione che si verifica nel 10-15% delle gravidanze con gemelli ognuno nel proprio sacco amniotico ma che condividono la placenta, con un passaggio anomalo di sangue da un gemello (donatore) all’altro (ricevente). Normalmente nelle gravidanze gemellari con una sola placenta vi è una zona di comunicazione tra i vasi sanguigni dei due gemelli con uno scambio di sangue equilibrato attraverso anastomosi. Quando invece c’è uno squilibrio in tale scambio si verifica la TTTS, che comporta da un lato un aumento di volume dei liquidi nel ricevente, con poliuria e polidramnios, e dall’altro una diminuzione di liquido amniotico nel sacco del donatore, fino ad arrivare ad anidramnios e ad alterazioni circolatorie per il ridotto volume di sangue. L’esito nelle forme gravi può essere fatale per uno o entrambi i gemelli nella grande maggioranza dei casi.

Per salvare le due gemelline è stato quindi effettuato un intervento in utero, con l’esecuzione di una coagulazione laser endoscopica delle anastomosi vascolari placentari anomale. L’intervento d’urgenza è stato effettuato dall’equipe di Chirurgia fetale con Isabella Fabietti che opera all’interno dell’Unità operativa di Medicina e Chirurgia Fetale e Perinatale, diretta da Leonardo Caforio, nell’ambito del Dipartimento medico chirurgico del Feto-neonato-lattante, con direttore Pietro Bagolan. L’intervento è stato effettuato presso il Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale S. Pietro Fatebenefratelli, guidato da Marco Bonito.

Gestione e collaborazione multidisciplinare

“La fase della diagnosi prenatale e del monitoraggio dell’equilibrio cardiocircolatorio fetale è cruciale poiché dal corretto e tempestivo inquadramento diagnostico e dalla scelta del momento più opportuno per l’intervento in utero può dipendere l’esito del trattamento stesso e la prognosi dei gemelli. Non è infrequente che nel momento in cui la gestante viene in contatto con il centro di riferimento per la chirurgia fetale, inviata dal ginecologo curante o da un centro di screening, le condizioni dei due gemelli siano già seriamente compromesse”, ha spiegato Leonardo Caforio. “Oltre alla competenza altamente specialistica e all’esperienza costruita su un elevato numero di procedure effettuate periodicamente, è necessaria la perfetta organizzazione dell’equipe medico-infermieristica multidisciplinare dedicata alla chirurgia in utero che deve anche poter essere attivata molto rapidamente. Tale organizzazione può rivelarsi determinante affinché le migliori chances di sopravvivenza e di buon risultato neonatale possano essere offerte a due ‘pazienti’ seriamente in pericolo e altrimenti destinati a un quasi certo esito infausto”.

“Il centro di chirurgia fetale nato dalla sinergia delle due strutture ha come unica mission: ottenere risultati che rendano felici le famiglie che improvvisamente durante la gravidanza si trovano a dover affrontare problemi che inizialmente appaiono insormontabili”, ha sottolineato Marco Bonito. “Tuttavia l’esperienza, la volontà e soprattutto la collaborazione delle due strutture sono in grado di far tornare il sorriso ai genitori e di guarire o almeno di migliorare la qualità di vita dei bambini che facciamo nascere”.

“Questi risultati si possono ottenere solo attraverso una reale ed affiatata collaborazione trasversale, in questo specifico caso tra ginecologi-ostetrici altamente specializzati, neonatologi, psicologi, personale infermieristico educato alla gestione di questi bambini fragilissimi. In altre situazioni partecipano al percorso terapeutico i chirurghi neonatali, i cardiochirurghi e i cardiologi, i neurochirurghi e i neurologi, gli ortopedici, i radiologi interventisti, i genetisti, i metabolisti”, ha aggiunto Pietro Bagolan. “Soprattutto è necessaria quella che chiamiamo ‘alleanza terapeutica’ con i genitori che si trovano ad affrontare un problema che li atterrisce sulla scorta di Internet, luoghi comuni, consigli mai abbastanza competenti data la rarità delle problematiche che affrontiamo”.

“Con queste famiglie condividiamo un percorso molto intenso di vicinanza sin dal momento della diagnosi e dell’intervento in utero fino alla nascita e alla dimissione dalla terapia intensiva. Sono percorsi molto difficili per le famiglie da ogni punto di vista, spesso anche economico e organizzativo. È importante per noi cercare di dare ai genitori il massimo supporto professionale e umano”, ha raccontato Isabella Fabietti. “Anche se nella maggior parte dei casi siamo riusciti a salvare entrambi i gemelli, si tratta di una patologia grave che può portare alla perdita di un gemello e persino di entrambi. Quando spieghiamo questa malattia ai genitori diciamo loro di non disperare e affrontare il percorso passo dopo passo”.