È stato effettuato a Bergamo, prima volta in Italia: il padre ha donato una parte del suo polmone per salvare il figlio

Prima volta in Italia. All’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è stato eseguito il primo trapianto di polmone da donatore vivente: un bimbo di 5 anni ha ricevuto una parte di polmone del padre.

Il piccolo paziente, con talassemia, aveva avuto necessità di un trapianto di midollo e il donatore era stato il padre. Si era però verificata la malattia da trapianto contro l’ospite (Graft versus Host Disease, GvHD), e il rigetto aveva comportato un danno grave e irreversibile alla funzionalità polmonare del bambino, da cui la necessità di trapianto di polmone. Alla famiglia è stata proposta la donazione da vivente perché, riporta l’ospedale,  il rischio di rigetto, molto alto per il trapianto di polmone da cadavere, è molto basso quando il sistema immunitario ‘riconosce’ il nuovo organo come proprio. Il padre e il bimbo rimangono ricoverati e la loro prognosi è ancora riservata.

“L’estrema rarità di questi casi e i limiti tecnici del trapianto da vivente, nel caso del polmone non lo rendono un’opzione terapeutica di facile applicazione”, spiega Michele Colledan, direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti e dell’Unità di Chirurgia generale 3 – trapianti addominali dell’ASST Papa Giovanni XXIII. “Per questo, diversamente da quanto succede per altri organi, non viene abitualmente considerata un’opzione alla portata di tutti, in grado di contribuire efficacemente all’abbattimento delle liste d’attesa”.

Per il doppio intervento (di prelievo e trapianto) sono state impiegate due sale chirurgiche adiacenti, per una durata complessiva di 11 ore. L’intervento è stato guidato e coordinato da Michele Colledan, che ha anche effettuato il trapianto sul bambino, il prelievo del lobo polmonare destro dal padre donatore è stato eseguito da Alessandro Lucianetti, direttore della Chirurgia generale 1 – addominale toracica, e hanno partecipato alle diverse fasi dell’operazione numerosi operatori: staff medico, infermieristico, tecnico di diversi reparti e specialità.

Conclude Maria Beatrice Stasi, Direttore Generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII: “Un apprezzamento va a tutto il personale che ha gestito il duplice intervento. Casi clinici così complessi e delicati sono possibili grazie a uno sforzo organizzativo straordinario. Diverse decine di professionisti, ciascuno nel suo ruolo, hanno contribuito in tutte le fasi, nei reparti, nelle sale chirurgiche, nei laboratori, nelle sedi e negli uffici del personale tecnico ed amministrativo”.