Comunicato stampa dell’Associazione culturale pediatri, che rifiuta il ‘bilanciamento’ del diritto alla vita con la produzione industriale

Un documento depositato dall’Associazione culturale pediatri (ACP), a firma della pediatra e ricercatrice Annamaria Moschetti: anche i medici dell’ACP, riporta il comunicato dell’associazione, “alzano la voce contro l’ultimo decreto salva-Ilva” e l’ACP “ha dato il suo contributo alla discussione in corso in Parlamento sul decreto che interessa l’impianto siderurgico di Taranto, Acciaierie d’Italia, noto come ex Ilva, e che intende fornire uno ‘scudo penale’, nei fatti, a chi gestisce la produzione di acciaio”.

L’associazione riporta che “Il decreto legge propone un ‘bilanciamento’ tra le esigenze della produzione di acciaio del sito, dichiarato di interesse strategico, con la salute della popolazione che è esposta agli inquinanti immessi in ambiente dall’impianto siderurgico”, ma in merito all’impatto sanitario è stato “documentato esistere un danno che la scienza definisce ‘di misura inaccettabile’ per la popolazione”. Inoltre l’ACP riporta anche rischi per la popolazione e i bambini non valutati a sufficienza e dunque “nessun ‘bilanciamento’ è possibile, se imposto per legge al di fuori di qualsiasi validazione scientifica”.

Viene quindi ribadito il diritto dei bimbi alla vita, alla salute, a vivere in un ambiente sano: “Non possiamo che respingere il criterio generico, soggettivo e privo di fondamento scientifico, nuovamente richiamato nel presente decreto, del ‘bilanciamento’ come strumento per validare l’ammissibilità di autorizzazioni all’impianto siderurgico di Taranto”, afferma Annamaria Moschetti. “I dieci decreti cosiddetti ‘salva ILVA’, che si sono succeduti nel corso degli ultimi 11 anni con lo scopo dichiarato di tutelare produzione di acciaio e salute umana, non possono non essere considerati nel loro insieme e giudicati come il più macroscopico fallimento della politica nell’affrontare una situazione di crisi industriale e sanitaria, crisi che ha avuto inizio dalla fondazione dell’impianto siderurgico, che avrebbe dovuto essere collocato distante dalle abitazioni, in aperta campagna [1] e che invece per tutti questi decenni ha ininterrottamente causato sofferenza e morte nella popolazione”.

Secondo l’ACP la gravità della situazione la rende “ascrivibile a ‘razzismo ambientale’ ” e viene anche ricordata la condanna dell’ONU del 12 gennaio 2022 e quella dello Stato italiano da parte della Corte Europea dei diritti dell’Uomo del 24 gennaio 2019. Vengono quindi richiamati gli attori politici alle loro “responsabilità verso le future generazioni, al loro diritto a vivere in ambiente salubre, a godere di buona salute, al loro diritto di avvalersi del patrimonio di intelligenza trasmesso dalle generazioni e apice della creazione, in definitiva il diritto a ‘vivere’ ”.

1. D.M. 5 settembre 1994 Elenco delle industrie insalubri di cui all’art. 216 del testo unico delle leggi sanitarie