I risultati della prima indagine dell’Istituto Superiore di Sanità sui comportamenti della Generazione Z

Quasi due milioni di adolescenti sarebbero a rischio di dipendenze comportamentali, dal cibo ai social. I dati provengono dallo studio dell’Istituto Superiore di Sanità Dipendenze comportamentali nella Generazione Z, frutto di un accordo tra il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità.

L’indagine, realizzata con EXPLORA Ricerca e Analisi Statistica, si è svolta nell’autunno dello scorso anno e ha coinvolto oltre 8.700 studenti di età compresa fra gli 11 e i 17 anni, di cui 3.600 circa delle scuole secondarie di primo grado e 5.100 circa di quelle di secondo grado. Il campione era su tutto il territorio nazionale ed è stato anche considerato il rapporto con i genitori raccogliendo oltre 1.000 questionari fra quelli delle scuole medie.

Sono state considerate le caratteristiche delle persone con un profilo di rischio (tratti di personalità; dimensione relazionale; contesto famigliare, scolastico e sociale; qualità del sonno) e comportamenti legati all’utilizzo di internet, quali sfide social (social challenges), doxing, sexting e morphing, oltre allo studio delle competenze genitoriali e al confronto tra i profili emotivi e comportamentali autodichiarati dai soggetti con quelli riportati dai genitori.

Secondo quanto riportato, in generale il rischio di dipendenza da cibo riguarda oltre un milione e 150mila adolescenti, quello da videogiochi quasi 500mila e quasi 100mila hanno caratteristiche compatibili con la presenza di una dipendenza da Social Media. Inoltre, appare diffuso anche l’isolamento sociale, Hikikomori nella sua forma più estrema, che interessa l’1,8% degli studenti delle scuole medie e l’1,6% di quelli delle superiori. E il rischio più alto lo hanno quelli che riportano le difficoltà maggiori a parlare con i genitori di ciò che li preoccupa.