Una siringa vampiro o che sprizza crema pasticcera, una TAC astronave, un cardiologo mago e un cardiochirurgo direttore d’orchestra. E chi non vorrebbe farsi assistere e curare da personaggi e strumenti così fantastici? I bambini certamente sì ed è proprio a loro che è dedicato “Camici bianchi di zucchero filato”, una raccolta di favole (ma non vi è controindicazione alla lettura neppure per grandi) di Agnese Bizzarri, edita da Edizioni Altravista. Un libro pensato e voluto dell’Associazione per il Policlinico Onlus per spiegare ai bambini il “mondo” dell’ospedale e della cura, esorcizzando la paura di quelle cose che fanno raggelare il sangue – come il prelievo, il dentista, i punti – con il linguaggio della favola, con le facce bonarie e sorridenti di personaggi animati, con oggetti che si animano come nella più bella delle magie.

Il libro, patrocinato da Fondazione Cariplo, ha in progetto una prima diffusione all’interno delle pediatrie milanesi del padiglione Mangiagalli del Policlinico di Milano, dell’Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi e della Casa Pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli, con l’auspicio che possa raggiungere quanti più reparti pediatrici d’Italia possibili, dapprima a Parma, entrando magari anche nelle scuole dell’infanzia e primaria.

Il libro

Una collezione di 10 storie ravvivate da illustrazioni piene di colori e un concept innovativo. Ciascun racconto, breve, è ideato come una “pillola” che possa curare e fare bene all’anima, ancora prima che al corpo. E così, come un farmaco, ciascuna favola si apre con il suo mini-bugiardino: indicazioni e posologia.

Le avvertenze terapeutiche per ricavarne il meglio, capendo e sapendo a cosa si va incontro, come affrontare la questione e quanto bene farà quella terapia. Poi seguono le parole, il racconto, che si snocciola con i suoi personaggi fantastici e i mitici oggetti. E così tematiche difficili che fanno paura ai bimbi diventano semplici e l’“orco” addomesticabile: tutto si affronta con più serenità. «Soprattutto per i piccoli pazienti – scrive nella prefazione al libro Marco Giachetti, Presidente della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico – è importante creare atmosfere che non li facciano sentire distanti da casa, in un ambiente freddo in cui può succedere loro qualcosa di doloroso.

Arrivare all’incontro con il personale sanitario dopo aver letto una favola divertente che descrive il dottore come un personaggio fantastico aiuta il bambino a tranquillizzarsi e ad affrontare l’esperienza ospedaliera come un’avventura. L’umanizzazione delle cure passa anche attraverso il sorriso di medici e infermieri che grazie alla loro dedizione possono rendere davvero umano il rapporto con i piccoli pazienti». Il libro rientra, infatti, nel progetto “Un Ospedale Mica Male”, sviluppato nella Pediatria dello stesso Policlinico, dove il dolore è quanto più possibile bandito in un ospedale che è niente male per la sua innovatività e unicità.

Meglio un libro

In un’era vocata al digitale, pubblicare un libro sembra controcorrente, quasi démodé. Invece nella materialità sta proprio il valore aggiunto: «Abbiamo scelto di promuovere questa iniziativa con un libro – spiega Claudia Buccellati, Presidente dell’Associazione per il Policlinico Onlus – ossia un oggetto tangibile e non un supporto digitale, perché è capace di stabilire un legame con la persona. Un libro rappresenta un contatto fisico tra chi legge, come la mamma il papà o l’operatore sanitario, e chi riceve la lettura, il bambino.

Inoltre il libro è qualcosa che i pazienti, una volta tornati a casa, potranno conservare come un ricordo e simbolo di un ostacolo superato, un oggetto che è stato capace di alleggerire la tensione dei bambini, così come degli adulti che li accompagnano durante il ricovero». Grazie al suo alto valore sociale, il progetto Camici bianchi di zucchero filato è sostenuto anche da Regione Lombardia: «Riuscire a far emergere vita e speranza è l’obiettivo principale da raggiungere in un percorso di cura. Spesso durante la malattia – dichiara Simona Tironi, Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro – si perde la propria ‘identità’, e tenere insieme i pezzi aiuta a recuperare, a non percepirsi solo come malattia. Restituire questo sguardo attraverso l’arte, il gioco e le parole, è una parte fondamentale per i nostri piccoli pazienti, perché vuol dire offrire non solo il farmaco, ma anche quell’attenzione e quell’esserci che, in particolare in queste delicate situazioni, può essere determinante. A volte una piccola magia è necessaria per ridare quella spinta di vita e speranza di cui si ha così bisogno e questo libro, ne è la prova tangibile».

La capillarizzazione

Le 350 copie attualmente stampate verranno distribuite nei tre ospedali pediatrici milanesi e fuori regione, iniziando da Parma, nelle diverse pediatrie ospedaliere e negli studi pediatrici. La speranza? Poter capillarizzare il libro in tutta Italia e riuscire a tradurlo in lingua inglese e spagnolo per diffonderlo anche all’estero. Dedicando queste favole, come si legge, a tutte le bambine e i bambini che, nel mondo, hanno bisogno “di cura”.