L’umanità ha convissuto da sempre con le patologie infettive. Nel secolo scorso, la scoperta e l’introduzione nella pratica clinica degli antibiotici/antimicrobici ha contribuito in modo determinante a migliorare lo stato di salute delle popolazioni, portando, a volte, a richieste non adeguate di prescrizione da parte dei genitori.

Il recente rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia” (AIFA, aprile 2023) conferma che questi farmaci rappresentano la categoria di princìpi attivi più utilizzata nella popolazione pediatrica: quasi 1/4 dei bambini fino a 13 anni di età ha ricevuto almeno un antibiotico sistemico nel 2021; valori ancora maggiori si hanno nella fascia tra 2 e 5 anni (40%). Il Rapporto rileva, poi, che sia la prevalenza d’uso di antibiotici sia l’appropriatezza prescrittiva in ambito pediatrico risultano molto eterogenee tra le varie Regioni.

In particolare, al Sud si tende a privilegiare molecole a maggior impatto sulle resistenze batteriche a discapito delle penicilline di prima scelta. L’uso eccessivo e inappropriato di fatto sta contribuendo ad accelerare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, con rilevanti ricadute sulla gestione dei pazienti (es. fallimenti terapeutici, prolungamento della durata di malattia/ospedalizzazione, aumento del rischio di complicanze infettive) e sui costi sanitari.

L’altro caposaldo che ha permesso una riduzione globale delle malattie infettive – in particolare di quelle dell’infanzia – sono le vaccinazioni. Il documento “Indicatori Farmaceutici” (Farmindustria, luglio 2023) sottolinea che i vaccini sono unanimemente considerati secondi solo alla potabilizzazione delle acque in termini di riduzione della mortalità umana. Tale pratica preventiva deve, quindi, essere considerata un investimento per i sistemi sanitari, in quanto ogni dollaro speso nelle vaccinazioni pediatriche determina un risparmio di 3 dollari in prospettiva per i SSN e 10 dollari in prospettiva per la società.

Purtroppo, il tasso ottimale di copertura vaccinale (compresi i richiami) si riduce progressivamente con l’età. Considerando solo poliomelite, difterite, tetano e pertosse si va da un tasso di copertura di circa il 94% a 0-24 mesi a uno di circa il 63% in adolescenza. A questo proposito, afferma Maurizio Tucci nella nuova rubrica di Adolescentologia sviluppata in collaborazione con l’Associazione “Laboratorio Adolescenza” che “gli adolescenti sono talmente poco interessati all’argomento che sanno poco e male se, quando e perché si sono vaccinati” (v. pag. 52).

Nel loro insieme questi rilievi confermano in primo luogo la necessità di una maggiore uniformità nell’uso dei farmaci antibatterici nella pratica clinica, che tenga conto di indicazioni delle agenzie regolatorie e linee guida. Il rapporto AIFA segnala come obiettivi di miglioramento la limitazione del gap esistente tra le diverse aree geografiche, prendendo a riferimento le Regioni con i migliori profili prescrittivi e un incremento dell’appropriatezza prescrittiva in termini qualitativi.

In secondo luogo, vi è la necessità di un costante programma di educazione sanitaria delle famiglie e degli adolescenti, che induca a scelte consapevoli e informate sulla prevenzione della loro salute e di quella dei loro figli una volta diventati adulti.

Il Pediatra, da sempre impegnato su questi temi, li svilupperà in specifici aggiornamenti finalizzati a un uso sempre più razionale e consapevole dei vari princìpi attivi per favorire una maggiore omogeneità culturale in ambito terapeutico, ai fini del miglioramento dello stato di salute dei bambini affidati alla nostra cura. In tale contesto mi sembra opportuno segnalare il Focus di questo numero (v. pagg. 36-45), che puntualizza alcuni aspetti della terapia glucocorticosteroidea sistemica e inalatoria.