Identificata la ‘firma epigenetica’ di questa rara malattia, per arrivare a una conferma diagnostica più semplice, rapida ed efficace

Un nuovo strumento per avere una conferma diagnostica più semplice, rapida ed efficace per l’anemia di Fanconi: individuata una ‘firma epigenetica’. A parlarne uno studio internazionale coordinato da ricercatori e clinici dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, i cui risultati sono stato pubblicati sulle pagine della rivista American Journal of Human Genetics.

Attualmente, riporta l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, sono stati identificati oltre 20 geni responsabili dell’anemia di Fanconi, malattia rara associata a insufficienza funzionale del midollo osseo e spesso con malformazioni congenite e predisposizione allo sviluppo di tumori (in particolare leucemie e neoplasie epiteliali). La conferma della diagnosi viene effettuata con un test specifico (DEB test) per evidenziare le fragilità cromosomiche correlate alla malattia, cui viene associata un’analisi genomica in caso di sospetto clinico. Vi sono però difficoltà per la sensibilità dei metodi, l’interpretazione dei risultati e i tempi lunghi per avere un risultato, che può anche non essere definitivo per la diagnosi.

La ricerca effettuata

In questo studio, che ha visto la collaborazione tra i ricercatori della Genetica molecolare e genomica funzionale e i clinici pediatri dell’Oncoematologia, trapianto emopoietico e terapie cellulari, i ricercatori del Bambino Gesù hanno studiato il profilo di metilazione del DNA delle cellule del sangue dei soggetti con anemia di Fanconi. La metilazione è uno dei meccanismi epigenetici che possono modificare l’espressione dei geni.

La ricerca ha considerato 39 pazienti, 25 nella coorte principale e 14 in quella di controllo, individuando una caratteristica ‘firma epigenetica’ che permette di superare i limiti dei metodi diagnostici a oggi disponibili. Questo nuovo strumento è già stato applicato (grazie anche allo sviluppo di un algoritmo basato sull’intelligenza artificiale) per confermare la malattia anche in quei casi in cui la diagnosi restava dubbia dopo l’utilizzo degli approcci diagnostici classici.

“Siamo particolarmente soddisfatti della pubblicazione di questo studio su una rivista così prestigiosa in quanto corona una progettualità collaborativa e offre un innovativo strumento di diagnostica molecolare per la diagnosi di una malattia così rara per la quale il nostro Ospedale svolge il ruolo di centro di riferimento nazionale per le procedure trapiantologiche”, ha affermato Daria Pagliara, primo autore della pubblicazione e medico dell’Area di Oncoematologia Pediatrica diretta da Franco Locatelli.

“Grazie all’introduzione delle tecnologie genomiche, oggi riusciamo a ottenere una diagnosi in più del 60% dei pazienti affetti da malattie orfane di diagnosi, cioè da quadri clinicamente non definiti. Purtroppo, questi test non sono ‘infallibili’ a causa dei limiti attuali delle conoscenze o degli strumenti diagnostici. Questa criticità vale anche per l’anemia di Fanconi”, ha aggiunto Andrea Ciolfi, co-primo autore del lavoro e ricercatore del Laboratorio di Genetica molecolare e genomica funzionale diretto da Marco Tartaglia. “Con l’identificazione di una firma epigenetica nel DNA delle cellule del sangue dei pazienti affetti da questa malattia si offre un nuovo strumento che permette di superare i limiti tecnici e interpretativi dell’approccio diagnostico basato sul sequenziamento genomico”.