Al Gaslini è stato realizzato il primo impianto di elettrodi intracerebrali, che apre nuove prospettive diagnostiche e terapeutiche

Realizzato presso la U.O.C. Neurochirurgia dell’IRCCS Giannina Gaslini il primo impianto di elettrodi intracerebrali secondo la metodologia stereotassica (Stereo-EEG). L’intervento è stato realizzato da un’equipe multidisciplinare dell’Istituto pediatrico ligure in un bambino con epilessia focale farmaco-resistente.

Racconta Lino Nobili, responsabile U.O.C. Neuropsichiatria dell’IRCCS Gaslini: “L’intervento estremamente complesso risulta fondamentale con pazienti affetti da epilessia focale che non reagiscono alla terapia farmacologica, in quanto permette di ottenere indicazioni precise per la prosecuzione dell’iter terapeutico altrimenti non individuabili”.

La Stereo-EEG è una tecnica di diagnosi di localizzazione della zona epilettogena che prevede l’introduzione di elettrodi attraverso la teca cranica nelle strutture cerebrali identificate come potenziali aree di origine di crisi focali. In questo modo, rispetto alle tecniche non invasive ma meno accurate, registra le modificazioni dell’attività elettrica cerebrale direttamente alla fonte, indispensabile nei casi in cui la localizzazione è complessa, fornendo indicazioni importanti per la gestione terapeutica.

“La procedura di impianto è ‘solo’ la prima tappa di un’esplorazione Stereo-EEG. Una volta effettuato l‘impianto il paziente viene svegliato ed inizia la fase di monitoraggio clinico e neurofisiologico, che si può protrarre anche per alcuni giorni. Gli elettrodi vengono collegati a un elettrocefalografo, così da avere una registrazione diretta dell’attività dell’area e individuare il problema facilmente”, spiega Stefano Francione neurologo della U.O.C. Neuropsichiatria dell’IRCCS Gaslini. “Grazie all’impianto intracerebrale è inoltre possibile somministrare piccole quantità di corrente elettrica in maniera estremamente specifica e limitata, in modo da studiare sia le possibili risposte fisiologiche che patologiche. Le stimolazioni elettriche intracerebrali sono di fondamentale importanza anche per stilare un adeguato rapporto rischi/benefici di un possibile intervento chirurgico terapeutico, sia nel caso di resezione cerebrale che di termo-ablazione laser”.

L’equipe che ha realizzato l’intervento era composta da neurochirughi, neurofisiologi, neuropsichiatri infantili, neurologi, neuroradiologi, tecnici di neurofisiopatologia, neurorianimatori, infermieri e anestesisti. Spiegano Domenico Tortora e Andrea Rossi responsabile della U.O.C. Neuroradiologia del Gaslini: “L’impianto necessita di uno studio angiografico e di RM cerebrale estremamente accurato, di una ricostruzione del cervello dettagliata e dell’impiego della robotica di precisione. Per questo si tratta di una metodologia che richiede un’elevata preparazione e l’utilizzo di avanzate tecniche multidisciplinari di valutazione”.

Sullo specifico caso racconta Gianluca Piatelli, responsabile della U.O.C. Neurochirurgia dell’Istituto pediatrico ligure: “Grazie all’innovativo impianto, siamo riusciti a registrare l’origine delle crisi e così finalmente a guarire il bambino. In diversi casi gli elettrodi vengono impiegati direttamente al fine di consentire la ‘coagulazione’ di piccole porzioni di tessuto cerebrale, realizzando lesioni limitate e molto precise che possono portare già esse stesse alla soppressione degli episodi critici. Con questa metodologia si è potuto intervenire immediatamente sul paziente che è già stato dimesso”.