Presentato da FIARPED il Libro Bianco dell’assistenza pediatrica in Italia, per mettere a fuoco i problemi emergenti

Ogni anno in Italia sono più di 100.000 i minorenni assistiti in reparti non pediatrici e negli ultimi tre anni quasi uno su due (oltre 3.000) è stato ricoverato in una terapia intensiva per adulti. Il messaggio che arriva con la presentazione del Libro Bianco dell’assistenza pediatrica in Italia della Federazione delle Società Scientifiche e delle Associazioni dell’Area Pediatrica (FIARPED) al Ministero della Salute è chiaro: mai più bambini ricoverati in reparti per adulti.

La pubblicazione si propone di mettere a fuoco i problemi emergenti della pediatria italiana, in particolare dopo l’impatto della pandemia. I dati elaborati con un sistema dedicato di Business Intelligence Sanitaria da Fondazione ABIO Italia, sulla base delle informazioni fornite dal Ministero della Salute (riportati in anteprima alla presentazione del libro) mostrano che nella fascia 0-18 anni negli ospedali generali il 26% dei soggetti viene ricoverato in reparti per adulti (oltre 112.000 minorenni tra 0 e 18 anni nel 2021), con diverse percentuali sia in base all’età, interessando anche i più piccoli (70% tra 15 e 18 anni, 36% tra i 5 e 14 anni, 15% tra 1 e 4 anni, 2,1% tra 0 e 12 mesi) sia in base all’area geografica (dal minimo del 14% in Friuli-Venezia Giulia al 44,5% del Molise, con nove regioni sopra la media nazionale).

Il Libro Bianco, cui hanno contribuito le 36 Società associate a FIARPED, sottolinea l’importanza di difendere la specificità pediatrica, che significa il diritto dei bambini da 0 a 18 anni a essere curati dai pediatri e in ambienti dedicati.

Le specialità più in crisi

Annamaria Staiano, presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP) e co-presidente FIARPED, ha detto: “La nostra principale preoccupazione è far sì che i bambini non siano curati dai medici degli adulti e in luoghi di cura progettati in funzione delle caratteristiche dell’adulto, ma da professionisti formati sui problemi clinici dei bambini e in spazi di cura a loro dedicati, perché è noto e ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica che questo ha un impatto sulla qualità e sulla sicurezza delle cure pediatriche”. In particolare la questione emerge per alcune specialità, come le Terapie intensive pediatriche: nel periodo 2019-2021 il 44% dei minorenni ricoverati in terapie intensive si è ritrovato in quelle per adulti (2.754 su 6.254), e viene anche sottolineato come questi numeri siano approssimativi in quanto non c’è un codice Ministeriale che identifichi una Terapia Intensiva Pediatrica. Sempre guardando alle specialità, quelle in cima alla lista rispetto ai ricoveri in reparti di adulti sono l’ortopedia e traumatologia (34%) e la chirurgia generale e l’otorinolaringoiatria (16%).

Rispetto alla neuropsichiatria infantile, aggiunge Elisa Fazzi presidente della Società Italiana Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza (SINPIA) e co-presidente di FIARPED: “L’esplosione delle richieste per disturbi psichiatrici gravi e acuti sta saturando i posti disponibili, compromette le risposte per disturbi neurologici gravi e complessi per i quali è indispensabile una competenza specialistica. Il 30% dei ricoveri per disturbi neuropsichiatrici in età evolutiva avviene in reparti psichiatrici per adulti e il 10% dei ricoveri psichiatrici avviene in stato di necessità in reparti psichiatrici per adulti, nonostante tale collocazione sia gravemente inappropriata”.

Le indicazioni pratiche

La nuova edizione del Libro Bianco esce a distanza di cinque anni dalla prima e molti problemi sono rimasti tali o la situazione è anche peggiorata dopo la pandemia, per esempio per la gestione dei pazienti fragili e con patologie croniche o con disturbi neuropsichici dell’età evolutiva. Restano inoltre differenze territoriali importanti nella distribuzione delle risorse, nella qualità dell’assistenza e nell’accesso ai servizi, cui si aggiunge la carenza dei medici pediatri.

Per riorganizzare l’assistenza vengono delineati alcuni punti su cui agire: garantire il riconoscimento dell’età pediatrica da 0 a 18 anni; formare specialisti per curare meglio le malattie croniche; riconoscere le sub-specialità pediatriche; fermare la fuga dei medici dagli ospedali; rafforzare i servizi di neuropsichiatria infantile sul territorio e a livello ospedaliero; potenziare la rete ospedaliera pediatrica.