“Proteggono” il microbioma intestinale del lattante, assicurando il ripristino della popolazione batterica in caso di terapia antibiotica o alleviando la sintomatologia di gastroenteriti acute. È l’azione dei probiotici, contenenti specifici ceppi di Lactobacillus, adeguatamente formulati per consentirne l’arrivo vivo in sede intestinale. Qui svolgono la loro piena efficacia. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Paola Sgaramella, pediatra gastroenterologa presso l’Unità di Pediatria dell’IRCCS Ospedale San Raffaele
Qual è l’importanza del microbiota intestinale nel promuovere nei primi anni di vita lo stato di salute dell’organismo? E quali sono i fattori che ne influenzano la sua composizione?
Il microbioma intestinale è influenzato e modulato da tre fattori, alcuni benefici come il percorso nascita, altri nocivi, quali ad esempio l’assunzione di una terapia antibiotica, altri variabili, come l’alimentazione dipendente cioè dalla tipologia di dieta sana o ricca di alimenti definiti junk food. Il parto per via naturale è il primo fattore che favorisce, positivamente, la composizione del microbioma nel lattante: i germi buoni, naturalmente presenti nel canale del parto e che difendono l’apparato genitale femminile, colonizzano, nel passaggio, anche l’intestino del nascituro di batteri buoni, diversamente da quanto accade nei piccoli nati con taglio cesareo che, non essendo esposti a questa prima “favorevole” contaminazione batterica, preziosa per gli effetti protettivi sulla salute generale, sono potenzialmente più a rischio per lo sviluppo di malattie tipicamente pediatriche.
L’alimentazione è il secondo elemento che “modula” la formazione del microbioma: l’allattamento al seno, rispetto a una nutrizione artificiale, ne migliora la composizione batterica rendendola più ricca di differenti specie di microrganismi buoni. Il latte materno, inoltre, contiene fattori immunologici di memoria che la mamma trasmette con la nutrizione al bimbo, aumentando così le capacità protettive dell’organismo contro attacchi di agenti esterni. La protezione indotta dalla dieta prosegue anche nel corso dello svezzamento e nei primi 1000 giorno di vita: la scelta di cibi sani, vari e bilanciati, evitando il più possibile cibi spazzatura e/o alimenti precotti, contribuisce al mantenimento in salute del microbioma.
È dimostrato, ad esempio, che in caso di una genetica che potenzialmente predispone allo sviluppo di specifiche patologie, come la celiachia, “custodire” il benessere del microbioma intestinale, con stili alimentari corretti, potrebbe contribuire a ridurre il rischio di malattie associate proprio ad alterazioni genetiche specifiche o a limitarne i danni. Infine, una terapia antibiotica, eventualmente assunta dal bambino nei primi anni di vita per contrastare un’infezione, è il terzo elemento che può impattare sul microbioma intestinale alterando e impoverendo la qualità e la quantità dei germi presenti.
Disbiosi intestinale: di cosa si tratta? E quali sono i fattori che possono favorirla?
La disbiosi, ovvero l’alterazione del microbioma intestinale, è il rovescio dell’eubiosi, condizione in cui batteri buoni e nocivi sono in equilibrio, riuscendo a convivere pacificamente. La disbiosi può essere accompagnata da sintomi tipici come flatulenza, dolori addominali ricorrenti e alterazioni dell’alveo verso la stitichezza o la diarrea: disturbi di norma non gravi, ma fastidiosi per i bimbi. “Trigger” della disbiosi sono spesso l’alimentazione e le terapie antibiotiche.
Le gastroenteriti acute virali, batteriche o da antibiotico-terapia, sono frequenti in età pediatrica?
Le gastroenteriti nelle loro diverse declinazioni fattoriali sono una patologia di pertinenza prevalentemente pediatrica, piuttosto frequente. L’insorgenza è dovuta a due principali fattori: un sistema immunitario in fase di consolidamento, quindi immaturo nel bambino e non sufficientemente efficace nel proteggerlo da agenti eziologici, e una modalità relazionale promiscua.
I bambini nella fase orale della crescita sono, infatti, portati a mettere le manine in bocca, a dare baci, a succhiare e a scambiarsi oggetti tra loro: tutte occasioni a potenziale rischio infettivo. Non a caso in bambini più grandicelli, educati al rispetto delle norme igieniche, che si lavano le manine, e non le portano più alla bocca, si osservano minori episodi di gastroenteriti e comunque di malattie infettive.
Qual è l’importanza dell’integrazione di probiotici nei casi di gastroenterite acuta?
In caso di gastroenterite acuta i probiotici sono preziosi e svolgono una duplice azione: favoriscono da un lato il ripristino e l’equilibrio della flora batterica, restituiscono cioè nutrimento ai microrganismi che sono stati danneggiati dall’infezione e dalla terapia antibiotica. Dall’altro hanno azione lenitiva sulla sintomatologia della gastroenterite. L’efficacia del probiotico è garantita dalla “specificità” del prodotto; è fondamentale, ad esempio, che contengano Lactobacilli e in particolare ceppi di Lactobacillus rhamnosus e Lactobacillus reuteri e che questi, grazie a un’adeguata formulazione, giungano vivi e attivi nell’intestino, senza subire danneggiamenti da parte del pH gastrico o comunque dall’ambiente inospitale dello stomaco.
Un altro frequente sintomo gastrointestinale, tipico dell’età pediatrica soprattutto nei primi mesi di vita, è rappresentato dalle coliche. Anche in questo caso, quanto ritiene utile l’ausilio del probiotico nell’attenuare la sintomatologia?
Le colichette sono una problematica frequente nei primi 3 mesi di vita, di grande dolore per il lattante, associato alla presenza di aria nell’intestino dovuta alla fermentazione di specifici ceppi batterici, e di grande ansia per i genitori a causa delle importanti crisi di pianto che si accompagnano alle colichette stesse. L’utilizzo di un probiotico, in questi casi, non è curativo per la problematica in sé, ma aiuta a ridurre il ceppo fermentante, quindi a modificare positivamente la flora intestinale, e a superare il periodo fisiologico dei 3 mesi, oltre il quale le coliche si autorisolvono, con minori eventi ricorrenti.
Quali sono gli elementi che devono essere considerati in un probiotico ai fini dell’efficacia?
Oltre ai ceppi di Lactobacillus, i probiotici, per essere efficienti ed efficaci, devono contenere un numero adeguato di colonie scientificamente dimostrato, e garantire che almeno una parte di queste giungano vive in sede intestinale. Caratteristiche che sono entrambe dipendenti dalla corretta formulazione del prodotto.
Sono diverse le evidenze sui probiotici in ambito gastrointestinale, a proposito di questo, uno studio del 2021 randomizzato controllato con placebo condotto su quasi 10.000 bambini ha dimostrato che il probiotico Abiflor Baby assunto insieme all’antibiotico dal 1° giorno di terapia, riduce l’incidenza della diarrea in 2 bambini su 3 e migliora in tutti i casi la consistenza delle feci e il numero di evacuazioni al giorno. Cosa ne pensa? Quanto sono importanti per il pediatra le evidenze di efficacia ai fini della scelta di un probiotico piuttosto che un altro?
Le scelte terapeutiche del pediatra, e di ogni medico in generale, oggi si fondano e si basano su evidenze scientifiche, derivanti da trial clinici che mettono a confronto un farmaco o un prodotto verso un placebo per dimostrare l’efficacia della “soluzione” di interesse. Ciò presuppone che il pediatra si orienti nella scelta terapeutica nel rispetto di un aggiornamento scientifico, di linee guida accreditate e di studi di efficacia di un prodotto.
Quali sono le peculiarità di Abiflor Baby?
In linea con i requisiti del probiotico specifico, Abiflor Baby contiene Lactobacillus rhamnosusus e Lactobacillus reuteri in forma microincapsulata; la microincapsulazione consente l’arrivo dei ceppi batterici vivi e attivi a livello intestinale. Inoltre, i ceppi di Abiflor Baby sono accuratamente selezionati non solo per ristabilire l’equilibrio della flora batterica intestinale compromessa, ma presentano anche una specifica attività di contrasto verso i più comuni batteri patogeni intestinali. Abiflor Baby ha il vantaggio di possedere un brevetto di certificazione allergen-free, quindi garanzia di totale assenza di allergeni e di non contenere glutine tra i componenti; di essere termostabile, rendendolo anche più maneggevole nell’uso quotidiano per la mamma.
Circa l’assunzione, l’indicazione è l’uso quotidiano di 5 gocce al giorno, per un periodo di almeno una settimana-10/15 giorni a seconda che serva da accompagnamento a una terapia antibiotica o per la gestione della gastroenterite acuta. Può essere assunto in qualunque momento della giornata, definendo fin dall’inizio se durante i pasti, al mattino o a merenda, così da non dimenticarsene. Non ultimo Abiflor Baby è insapore, altro aspetto molto importante soprattutto per i bambini piccoli.
Gli integratori alimentari non vanno intesi come sostituti di una dieta varia ed equilibrata e di uno stile di vita sano.