Una survey nazionale di Curasept rivela percezioni e potenzialità collaborative interdisciplinari
L’approccio culturale alla salute della bocca è radicalmente cambiato nell’ultimo decennio: infatti, è un’evidenza ormai consolidata che, sin dall’epoca neonatale, essa rappresenti una ricchezza che i genitori dovrebbero preservare e curare sin da subito e rientra in quell’insieme di elementi da valutare sistematicamente nelle visite filtro.
In particolare, il pediatra è diventato essenziale per almeno tre importanti ragioni:
1- perché è l’unico in grado di poter seguire il bambino nel tempo, sin dalla nascita;
2- perché conosce il contesto familiare e per primo può spiegare ai genitori le regole basilari dell’igiene orale;
3- perché si profila come l’alleato più prezioso dell’odontoiatra, con il quale è per lui fondamentale interagire.
Molto, però, resta ancora da fare e proprio per individuare possibili operatività congiunte tra i due mondi professionali, Curasept ha commissionato una survey telefonica su 300 pediatri e altrettanti odontoiatri sull’intero territorio nazionale con domande chiuse che prevedevano l’espressione di un punteggio da 0 a 10.
In questa sede saranno riassunti i risultati più significativi, con l’obiettivo di restituire ai pediatri la percezione dei colleghi odontoiatri relativamente alle opportunità di valorizzazione e potenziamento della loro sinergia.
La survey
Il campo esplorativo dalla survey si può ricondurre a quattro aree tematiche:
– l’assetto generale dell’igiene orale dei bambini;
– la valutazione dell’impatto della pandemia sull’attenzione per la bocca;
– il rapporto professionale tra pediatra e odontoiatra
– le potenzialità di miglioramento collaborativo con l’odontoiatra.
Relativamente al primo punto, gli odontoiatri hanno espresso una valutazione della consapevolezza e del livello di attenzione dei genitori sulla salute orale leggermente migliore rispetto ai pediatri (rispettivamente 6,8 e 6,7 contro il 6,4 e 6,6 dei pediatri).
Piena concordanza, invece, è emersa tra i due sull’aderenza dei genitori alle raccomandazioni di igiene orale dai 2 anni all’età scolare (6,6), mentre nei primi due anni di vita l’opinione degli odontoiatri è risultata più severa rispetto a quella dei pediatri (rispettivamente 5,9 e 6,4), che hanno invece ravvisato una minore conoscenza dei genitori dell’importanza della flora batterica orale (5,5 rispetto a 6,0 degli odontoiatri).
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La survey sugli odontoiatri ha indagato anche sull’impatto della pandemia: la maggior parte delle risposte hanno riportato uno scenario invariato se non caratterizzato da un miglioramento soprattutto nella tempestività di intervento in caso di necessità improvvisa e nell’attenzione all’assetto funzionale ed estetico della bocca.
Di particolare utilità per il pediatra è conoscere l’apprezzamento della sua collaborazione in vari ambiti: i due terzi degli intervistati hanno indicato il miglioramento dell’aderenza di famiglie e bambini alla prevenzione e a uno stile di vita corretto e circa la metà ha segnalato il riconoscimento precoce di problemi ortodontici e la sensibilizzazione dei genitori a fattori di rischio o segni sospetti.
Sotto il profilo della collaborazione con i pediatri, i desiderata degli odontoiatri si riassumono innanzitutto nella condivisione di un protocollo operativo comune a partire dai bilanci di salute e di materiali informativi cartacei e/o digitali e, a seguire, in un maggiore impegno nel follow-up e nella promozione dell’igienista dentale, una figura che si delinea ancora scarsamente conosciuta sul versante pediatrico. Oltre, poi, all’ipotesi di una cartella clinica condivisa, un quinto degli odontoiatri vedrebbe di buon occhio l’organizzazione di eventi formativi congiunti e di una rete territoriale.
Conclusioni
In definitiva, la survey suggerisce molteplici spunti di riflessione che si possono unificare in un concetto riassuntivo: oggi sussistono i migliori presupposti per una stretta sinergia pediatra/odontoiatra che dalla condivisione di conoscenze e strategie può e deve mirare a migliorare la salute orale non più intesa semplicisticamente come assenza di problemi o anomalie ma contestualizzata in una visione integrata e olistica, nella quale la prevenzione si delinea inevitabilmente quale obiettivo prioritario della pratica clinica quotidiana.
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