Presentati i dati della quarta indagine sull’attività delle Banche del Latte Umano Donato relativa agli anni 2023 e 2024
Aumenta il numero di mamme donatrici e il volume del latte umano donato, ma non ancora per coprire le necessità dei piccoli più vulnerabili e la copertura sul territorio nazionale non è omogenea. L’Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato (AIBLUD) e la Società Italiana di Neonatologia (SIN) fanno il punto della situazione, ricordando come il latte umano donato abbia effetti protettivi preziosi e possa rappresentare un ponte nutrizionale terapeutico per i neonati più vulnerabili, fino a quando non potranno avere un’alimentazione completa con il latte della mamma o saranno usciti dal periodo critico.
AILBLUD e SIN indicano che le banche che raccolgono il latte umano donato sono oltre 750 in 66 Paesi, fornendo ogni anno oltre un milione di litri di latte umano a più di 800.000 neonati. In Italia ci sono 44 banche attive, il numero più alto in Europa (seguito da Germania con 37 e Francia con 36), dove il numero complessivo è di 296.
Nel febbraio di quest’anno AIBLUD ha realizzato la quarta indagine sull’attività delle Banche del Latte Umano Donato (BLUD) in Italia, considerando il 2023 e il 2024 (le tre indagini precedenti riguardavano il 2014, il 2016 e il 2020). Sono stati raccolti i dati sulla donazione del latte umano (LUD, Latte Umano Donato), con un’attenzione alla regionalizzazione del servizio e al ruolo delle BLUD nell’alimentazione dei neonati (in particolare ad alto rischio).
“Le BLUD presenti in Italia alla fine del 2024 erano 44 e sono state tutte coinvolte nell’indagine. L’adesione è stata del 100%, a dimostrazione della forte motivazione che anima tutte le nostre BLUD. Pertanto, i dati sono riferiti a 44 BLUD su 44, un dato straordinario se confrontato a quello relativo alle precedenti indagini”, commenta Guido Moro, Presidente AIBLUD. “Dai dati raccolti, è emerso un incremento del numero di mamme donatrici (1.523), un aumento del volume del latte donato (quasi 10.000 litri) e una durata media di donazione di 137 giorni. Nonostante ciò, il fabbisogno di LUD dei neonati più vulnerabili non è ancora completamente soddisfatto, perché le BLUD sono distribuite in modo disomogeneo e non organizzate in rete”.
Viene riportato che il latte umano donato è stato utilizzato soprattutto per i neonati di basso peso e patologici e l’utilizzo per i neonati a termine sani resta limitato. Il dato che resta costante in tutte le indagini è che riceve il latte umano donato solo un neonato su tre dei più fragili e più bisognosi di una alimentazione appropriata.
Aggiunge Giuseppe De Nisi, Vice Presidente AIBLUD: “Dalla 4a indagine si rileva, inoltre, che quasi tutte le BLUD applicano i principi dell’autocontrollo e del sistema HACCP, mentre il servizio di raccolta del latte a domicilio richiede ancora interventi migliorativi: infatti 16 centri (36,4%) affidano alle donatrici l’impegno del trasporto alla Banca del loro latte donato. L’informatizzazione si sta diffondendo nella gestione delle attività delle BLUD: più di un terzo delle Banche (36,4%) ha adottato un software specifico che potrà comportare in futuro una messa in rete delle Banche, sia a livello regionale che nazionale. A questo proposito, dai dati raccolti risulta che il 32% delle BLUD risulta in rete con altre Banche ed il 50% rientra in una normativa regionale”.
Le problematiche principali che l’AIBLUD dovrà affrontare per il futuro sono la copertura omogenea delle aree ancora senza BLUD e la promozione di un piano di Regionalizzazione delle stesse in Italia. Con l’obiettivo, sperando che tutte le Regioni si diano una propria regolamentazione in tempi brevi, di passare poi a un progetto di messa in rete di tutte le BLUD a livello nazionale.