La SIN sottolinea l’influenza positiva del latte materno e di altri interventi per lo sviluppo del microbiota verso l’eubiosi
Il microbiota è un alleato invisibile sul quale investire per il benessere presente e futuro, sottolinea la Società Italiana di Neonatologia (SIN), e la costituzione del microbiota comincia già durante la gravidanza per poi proseguire per tutta la vita: in base all’esposizione di diversi fattori, si modifica ed evolve nel tempo, assumendo caratteristiche specifiche e più o meno ‘sane’, soprattutto nei primi 1000 giorni di vita.
“Il microbiota del neonato a termine allattato al seno materno rappresenta un modello di eubiosi, ovvero è un microbiota neonatale ottimale e differenziato, ricco di batteri protettivi, come Bifidobatteri e Lattobacilli. La prematurità, l’esposizione precoce agli antibiotici, la nascita da taglio cesareo, l’ambiente della terapia intensiva neonatale e le peculiari modalità di alimentazione (nutrizione parenterale, nutrizione enterale con sondino, utilizzo di latte formulato) inducono un’alterazione del fisiologico pattern di maturazione del microbiota che merita attenzione e valutazione clinica per il potenziale rischio di disbiosi”, spiega Massimo Agosti, presidente della SIN.
La disbiosi può essere un fattore di rischio per patologie potenzialmente gravi (come la sepsi o l’enterocolite necrotizzante), soprattutto nei neonati gravemente prematuri, riporta ancora la SIN, “e sembra associarsi anche a conseguenze più a lungo termine, quali i disordini del neurosviluppo o l’aumento della suscettibilità a malattie croniche, come allergie, asma e obesità”.
Importante quindi la possibilità di intervenire per modulare in senso favorevole il microbiota nel neonato, e in particolare nel neonato prematuro. Fra i fattori che possono influenzare viene indicato il latte materno, i cui oligosaccaridi hanno caratteristiche peculiari e difficilmente riproducibili, e svolgono un’azione prebiotica per il microbiota intestinale, fornendo un nutrimento specifico per i batteri e favorendo la proliferazione in particolare dei Bifidobatteri; accanto a questo il latte materno contiene un complesso microbiota, con caratteristiche influenzate in parte dalla mamma, in parte dall’ambiente e in parte dal neonato durante l’allattamento al seno.
Prosegue Massimo Agosti: “Ancora una volta il latte materno si conferma una vera e propria ‘prima medicina’ per il bambino, capace di plasmare il suo microbiota e influenzare positivamente la sua salute a lungo termine. Nell’approccio alla nutrizione del neonato prematuro, in particolare, tutti gli sforzi dovrebbero essere volti a promuovere non soltanto l’utilizzo del latte materno, ma anche un precoce approccio all’alimentazione al seno, proprio per ‘sfruttare’ al meglio l’effetto benefico del latte materno assunto attraverso l’attacco diretto al seno sulle caratteristiche del microbiota”.
Vi sono poi prodotti il cui utilizzo può influenzare in modo positivo o negativo le caratteristiche del microbiota intestinale. “Per contribuire a costruire un intestino sano e a rafforzare le difese immunitarie fin dai primi giorni di vita è fondamentale promuovere, anche in epoca neonatale, un utilizzo ragionato e attento degli antibiotici, per limitarne il più possibile l’effetto di induzione e il mantenimento della disbiosi”, afferma il Gruppo di Studio di Nutrizione e Gastroenterologia neonatale della SIN. “Inoltre, in considerazione della relazione tra disbiosi e patologie potenzialmente molto severe, quali la sepsi e l’enterocolite necrotizzante, si può valutare l’uso di prodotti per modulare le caratteristiche del microbiota verso un profilo più favorevole, quali i probiotici, batteri benefici che aiutano a mantenere o ripristinare la flora intestinale, i prebiotici, sostanze che ne supportano la crescita, e i postbiotici, composti attivi prodotti dai probiotici stessi che ne potenziano l’efficacia, contribuendo in modo sinergico al benessere intestinale e immunitario del neonato”.