La SIN indica la strada da percorrere per ridurre i casi di infezioni neonatali, che sono ancora troppo diffuse

Aumentare la conoscenza e la consapevolezza dei rischi che comporta, fra i professionisti sanitari e nell’opinione pubblica, promuovere e incrementare le misure di prevenzione e controllo delle infezioni: alla sepsi neonatale è dedicata una giornata mondiale, in occasione della quale la Società Italiana di Neonatologa (SIN) ribadisce la strada da percorrere per ridurne i casi.

“I neonati, e in particolare quelli prematuri, di peso molto basso alla nascita e ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale (TIN), rappresentano la categoria di pazienti più vulnerabili e più esposti alle infezioni. Dobbiamo investire nella prevenzione, nella continua formazione degli operatori sanitari, ma anche nell’informazione ai genitori, individuando tempestivamente i casi, per interventi precoci che ne riducano la gravità e la diffusione”, dice Massimo Agosti, Presidente della SIN.

La SIN riporta che, nonostante vi siano stati progressi importanti nell’ambito delle cure perinatali e neonatali, questa condizione interessa globalmente oltre il 2% dei nati, con una mortalità variabile tra il 10 e il 20%, ed è una delle principali cause di morte neonatale anche nei paesi con maggiori risorse. La sua prevalenza aumenta nei neonati prematuri e di peso molto basso, come pure la mortalità e gli altri esiti. Spiega Massimo Agosti: “I segni clinici sono inizialmente aspecifici e non facili da identificare, per poi evolvere molto rapidamente e drammaticamente, spesso non consentendo l’avvio tempestivo di un trattamento efficace. Un’ulteriore minaccia è rappresentata dalla crescente emergenza di microrganismi resistenti alle principali classi di antimicrobici disponibili, contro i quali talvolta non abbiamo strumenti terapeutici efficaci. La sperimentazione di nuove molecole antimicrobiche è lunga e costosa, e ancor di più la loro validazione per l’uso in epoca neonatale”.

Le misure di prevenzione e controllo delle infezioni rappresentano quindi gli strumenti più efficaci: lavaggio delle mani e altre misure igieniche, monitoraggio clinico dei neonati, moderne metodiche molecolari di diagnosi rapida, sorveglianza microbiologica dei reparti di neonatologia, corretto utilizzo degli antibiotici, gestione dei posti letto e del personale sanitario, con un rapporto corretto infermieri/pazienti.

“La formazione di tutti gli operatori sanitari che partecipano nell’assistenza ai neonati critici e il loro coinvolgimento attivo nei programmi di prevenzione e controllo delle infezioni è un presupposto essenziale per garantirne l’efficacia e ridurre la prevalenza della sepsi e della mortalità neonatale ad essa correlata. Anche il coinvolgimento dei genitori è essenziale nel ridurre il rischio di sepsi: l’adesione allo screening materno durante la gravidanza è molto efficace nel ridurre il rischio di sepsi ad esordio precoce e l’allattamento al seno materno fornisce immunità passiva contro molti patogeni e potenzia le difese del neonato, riducendo il rischio di sepsi ad esordio tardivo, anche nel neonato pretermine”, conclude Mario Giuffrè, Segretario del Gruppo di Studio di Infettivologia neonatale della SIN.

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