Violenza assistita: le cicatrici sui minori

Un progetto di ricerca sulle donne vittime di violenza è stato esteso a bambini e adolescenti che hanno assistito alla violenza in famiglia

Le profonde conseguenze psicologiche nei minori che hanno assistito alla violenza in famiglia. Grazie a una collaborazione con la regione Puglia, un progetto di ricerca sulle donne vittime di violenza è stato esteso anche a casi di violenza assistita in bambini e adolescenti.

Il progetto di partenza è EpiWE, Epigenetica per le donne, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e finanziato dal Ministero della Salute, e ha l’obiettivo di indagare se, quanto e per quanto tempo la violenza influenzi l’attività dei geni e comprometta la salute psico-fisica delle donne vittime di violenza.

Simona Gaudi, responsabile del progetto EpiWE per l’ISS, spiega l’estensione della ricerca con un questionario per i minori: “Il progetto EpiWE ha portato all’elaborazione oltre che di EpiWEAT di un secondo strumento digitale innovativo, EpiCHILD, pensato per i bambini e adolescenti.

EpiCHILD è stato somministrato per ora a 26 minori di 7-17 anni (fra cui 8 orfani speciali, con madre deceduta e padre deceduto o in condizioni di detenzione) che hanno assistito alla violenza in famiglia, arruolati nel territorio pugliese in seguito a una collaborazione con la Regione Puglia e nell’ambito dello studio ESMiVA, Esiti di Salute nei Minori esposti a Violenza Assistita”.

I primi risultati indicano che quasi otto minori su 10 hanno vissuto come evento traumatico aver assistito a violenze fisiche in famiglia e sono stati identificati diversi casi di disturbo da stress post-traumatico (PTSD) complesso e depressione importante. Nel campione considerato i genitori erano separati o divorziati nel 42,3% e l’aggressione era il padre in oltre nove casi su 10 (92,3%).

“I risultati confermano l’urgenza di: screening sistematici nelle strutture sanitarie e nei servizi sociali, interventi multidisciplinari integrati tra sanità, scuola e servizi sociali, Protocolli di prevenzione personalizzati basati su evidenze scientifiche, monitoraggio longitudinale, ossia nel tempo) per valutare l’evoluzione dei sintomi”, conclude Simona Gaudi. “Lo studio proseguirà con follow-up programmati per monitorare l’evoluzione della sintomatologia della violenza subita, e costruire una base dati per future ricerche sul trauma transgenerazionale”.

 

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