Oncologia: adolescenti al centro

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Andrea Ferrari, oncologo pediatra dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, responsabile di SIAMO
Andrea Ferrari, oncologo pediatra dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, responsabile di SIAMO
Andrea Ferrari, oncologo pediatra dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, responsabile di SIAMO

I ragazzi parlano, raccontano le loro storie, i loro problemi, il percorso diagnostico e terapeutico che hanno seguito, i loro sentimenti e la loro vita. Per dire la loro idea, su come dovrebbero essere i medici, i reparti degli ospedali e le associazioni che li curano (o hanno curati). In occasione della Giornata mondiale contro il cancro infantile (il 15 febbraio), gli adolescenti sono stati i protagonisti del convegno “Io, adolescente con tumore: l’ospedale che vorrei”, organizzato il 13 febbraio dalla Federazione italiana associazioni genitori oncoematologia pediatrica (FIAGOP), l’Associazione italiana ematologia oncologia pediatrica (AIEOP) e la Società italiana adolescenti con malattie onco-ematologiche (SIAMO).

La FIAGOP nel settembre 2014 aveva dato il via a una campagna dedicata alla diagnosi precoce, definita cruciale per le possibilità di guarigione, sottolineando come gli adolescenti arrivino spesso alla diagnosi e alle cure con un ritardo diagnostico significativo rispetto ai bambini. L’obiettivo era sensibilizzare i ragazzi, i genitori, i medici di famiglia, il sistema sanitario e l’opinione pubblica. Ora i giovani pazienti ed ex pazienti, con il loro bisogno di normalità, sono stati al centro del confronto. «La malattia oncologica deruba i bambini e i ragazzi ammalati della loro infanzia e giovinezza, minaccia e mette a rischio la loro stessa sopravvivenza» afferma Angelo Ricci, presidente di FIAGOP. «Una diagnosi di cancro cancella ogni idea di ‘vita normale’ per i bambini, gli adolescenti e le loro famiglie. All’età in cui tutto dovrebbe essere innocenza, divertimento e gioia pura nel vivere, nell’apprendere, nel crescere, i bambini e gli adolescenti con il cancro si trovano ad affrontare situazioni difficili e impegnative, isolati per lunghi periodi di tempo da compagni e amici. Il più delle volte con dolore e ansia». Testimonianze dunque da chi corre il rischio di essere in quella che è stata definita “terra di nessuno” da Andrea Ferrari, oncologo pediatra dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, responsabile di SIAMO: non più bambino per l’oncologia pediatrica e non abbastanza grande per l’oncologia dell’adulto, «con il risultato che a parità di condizione clinica un adolescente ha minori probabilità di guarigione di un bambino».