SINPIA e SIMFER, insieme con altre 16 società scientifiche, hanno elaborato un documento con le raccomandazioni per la riabilitazione nelle persone con questa condizione

Una disabilità motoria causata da un danno cerebrale avvenuto in utero o durante o subito dopo il parto, che, riporta la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA) rappresenta la più frequente disabilità neuromotoria dell’età pediatrica. Si tratta della paralisi cerebrale infantile (PCI), responsabile di difficoltà sul versante motorio, ma anche sensoriale, cognitivo, emotivo e relazionale. E con l’occasione della giornata dedicata a questa condizione (6 ottobre), la SINPIA vuole testimoniare i passi avanti compiuti nella cura di questa condizione.

“Negli ultimi anni, grazie ai progressi della ricerca scientifica sono state sviluppate nuove terapie e interventi riabilitativi che hanno contribuito a migliorare la qualità di vita delle persone con paralisi cerebrale. La gestione della PCI è un compito complesso che richiede l’intervento di un team di professionisti multidisciplinare e multiprofessionale”, racconta Elisa Fazzi, Presidente SINPIA e Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia. “Il Neuropsichiatra Infantile è il professionista più adatto a coordinare la presa in carico di questi bambini nel corso del percorso neuroevolutivo, avendo una formazione mirata specificamente ad una visione olistica del bambino e competente per la riabilitazione di tutte le funzioni adattive che includa non soltanto gli aspetti motori, ma anche sensoriali, psichici, emotivi, comportamentali, relazionali e cognitivi”.

Una riabilitazione oggetto di una pubblicazione realizzata dalla SINPIA con la Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (SIMFER) e con altre 16 associazioni scientifiche, le nuove Raccomandazioni per la riabilitazione della PCI (La riabilitazione dei bambini affetti da paralisi cerebrale. Care Pathways), dove sono raccolte indicazioni sull’intervento più appropriato in base alle diverse condizioni del soggetto (caratteristiche individuali, livello di gravità) e dove viene ricordato il ruolo importante giocato dalle famiglie nella riabilitazione. Tre le direzioni in cui si sviluppano le raccomandazioni: profilo del paziente (insieme dei dati che descrivono le sue condizioni di salute); identificazione delle abilità o attività in relazione all’età del bambino; individuazione della metodologia operativa da adottare.

“Grazie a queste nuove Raccomandazioni è adesso possibile orientarsi sui trattamenti basati sull’evidenza disponibili rispetto alle varie problematiche che interessano le persone con PC, evitando di impegnare energia e risorse in trattamenti la cui sicurezza ed efficacia non siano dimostrate”, conclude Andrea Guzzetta, Professore ordinario di Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Pisa e Coordinatore delle Sezioni Riabilitazione Età Evolutiva, SINPIA.