Malattie rare su cui sensibilizzare la popolazione e i medici facendone conoscere le caratteristiche e le novità diagnostiche e terapeutiche

Malattie rare fra le più diffuse nell’uomo, il gruppo più comune di disordini metabolici ereditari. Le malattie mitocondriali, causate da alterazioni del DNA, sia nucleare sia mitocondriale, sono state al centro di un incontro organizzato al Gemelli con esperti del Gemelli, del Bambino Gesù, l’associazione pazienti Mitocon e la Fondazione UILDM Lazio, in occasione della Settimana Mondiale a loro dedicata, per sensibilizzare la popolazione generale e i medici sull’esistenza di queste malattie e dei centri specializzati nella loro assistenza. E l’Associazione Mitocon inaugura una serie di punti informativi per fornire ai pazienti e alle loro famiglie orientamento e supporto informativo, uno dei quali al Gemelli presso gli Ambulatori di Neurologia.

Una gestione multidisciplinare

Le malattie mitocondriali coinvolgono diversi organi e apparati, riporta il Gemelli, richiedendo una gestione multidisciplinare: solo la metà dei pazienti riceve una diagnosi genetica e non esistono ancora terapie mirate. “La prevalenza stimata delle malattie mitocondriali è di circa 1 persona su 4.300; ne esistono forme a comparsa precoce (neonati o bambini) e altre ad esordio nell’età adulta”, spiega Serenella Servidei (nella foto), direttore della UOC Neurofisiopatologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e professore associato di Neurologia all’Università Cattolica. “Ad essere colpita è la catena respiratoria mitocondriale, organelli fondamentali che fungono da ‘centrale elettrica’ della cellula, fornendole energia e garantendone il funzionamento”.

Prosegue Guido Alessandro Primiano (nella foto), dirigente medico dell’Unità Operativa Complessa di Neurofisiopatologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e docente di Neurologia all’Università Cattolica: “Si tratta dunque di un gruppo estremamente eterogeneo di malattie che possono interessare, oltre ai muscoli, il sistema nervoso centrale (stroke metabolico, atassia, emicrania, epilessia, ritardo psicomotorio, disturbi del movimento, ecc) e periferico (neuropatie periferiche), il cuore (cardiomiopatie, aritmie), i polmoni (insufficienza respiratoria, disturbi respiratori del sonno) la vista (oftalmoplegia, ptosi palpebrale, retinopatia, neuropatia ottica) e l’udito (ipoacusia neurosensoriale), i reni, il sistema endocrino (diabete ‘mitocondriale’, bassa statura, ipoparatiroidismo), l’apparato gastrointestinale (malassorbimento, dismotilità intestinale, disfunzioni epatiche). Comune a tutti i pazienti è la scarsa tolleranza all’esercizio fisico e l’affaticamento muscolare”.

Diagnosi, terapia e ricerca

In queste malattie la diagnosi si basa su tecnologie sia nuove sia tradizionali e non è ancora disponibile una terapia specifica, come illustra Serenella Servidei: “Per la diagnosi le tecnologie di sequenziamento genetico di nuova generazione (NGS) hanno un ruolo centrale. Allo stesso tempo metodiche diagnostiche più tradizionali, come la biopsia muscolare, forniscono ancora un contributo importante per la possibilità di eseguire indagini isto-enzimatiche e biochimiche, utili a individuare alterazioni della funzionalità mitocondriale. Le forme genetiche possono essere legate ad una patologia del DNA nucleare (nDNA) o di quello presente all’interno del mitocondrio (mtDNA). Al momento non esistono terapie specifiche (‘eziologica’). I pazienti vengono trattati con ‘cocktail’ di anti-ossidanti (coenzima Q10, vitamine del gruppo B, ecc); uno stretto follow up multi-specialistico consente di limitare e prevenire i danni a carico dei vari organi e apparati”.

Spazio alla ricerca dunque, che il Gemelli realizza in collaborazione con altre strutture nazionali e internazionali: “Obiettivo comune è arrivare a gettare le basi per una ‘medicina mitocondriale personalizzata’ che consenta di migliorare la gestione clinica dei pazienti, individuare dei biomarcatori di malattia per facilitare la diagnosi, affinare la comprensione dei meccanismi molecolari e metabolici alla base delle forme a impronta genetica”, racconta ancora Serenella Servidei.

Dal punto di vista farmacologico sempre al Gemelli viene riportato che sono allo studio due molecole nei pazienti con Primary Mithochondrial Myopathies (PMM), che interessano prevalentemente l’apparato muscolare (intolleranza all’esercizio fisico, debolezza e dolori muscolari). Infine, viene segnalato un progetto in corso (AD MAIORA – A multi-Dimensional Model of cARE and transItion for patients with cOmplex Rare diseases: challenges in the era of new technologies) finanziato dal Ministero della Salute con Bando PNRR 2022 e coordinato dal Policlinico Gemelli, per definire un modello multidimensionale di gestione di alcune patologie rare, in cui rientrano anche le malattie mitocondriali, e studiare i meccanismi di malattia attraverso un approccio multidisciplinare, basato sul network di Research Core Facilities (G-STeP) di Fondazione Policlinico Gemelli.

“Far luce sui meccanismi biologici, alla base delle malattie mitocondriali può infine contribuire alla comprensione dei meccanismi di patologia responsabili di altre malattie rare, ma anche di malattie neurodegenerative più comuni”, conclude Serenella Servidei.