La SIP aggiorna le raccomandazioni per l’età evolutiva: ogni anno guadagnato senza digitale è un investimento sulla salute mentale, emotiva, cognitiva e relazionale

Il prezzo della vita digitale, troppo presto nella vita di casa e nelle attività ludiche, è concreto già nella prima infanzia. I bambini dormono meno, si muovono meno, parlano meno, sono più ansiosi e soli. A parlarne è la Società Italiana di Pediatria (SIP), che sottolinea: “30 minuti in più al giorno di uso dei dispositivi digitali possono raddoppiare il rischio di ritardo del linguaggio nei bambini sotto i 2 anni; ogni ora aggiuntiva di schermi riduce il sonno di circa 15 minuti nei bambini tra 3 e 5 anni; oltre 50 minuti al giorno di schermi si associano a un maggior rischio di ipertensione pediatrica. E già tra i 3 e i 6 anni a quello di sovrappeso”.

La SIP porta nuovi dati e nuove raccomandazioni sul tema, che sono state elaborate dalla Commissione sulle Dipendenze Digitali SIP e presentate il 19 novembre 2025, al Senato agli Stati Generali della Pediatria 2025 dedicati al tema ‘Il bambino digitale’. Una nuova revisione sistematica effettuata dalla SIP (dopo le prime raccomandazioni del 2028 e del 2019) ha incluso nell’analisi finale 78 studi (dagli oltre 6.800 analizzati), aggiornando le prove sugli effetti dell’uso di smartphone, tablet, videogiochi, social media sulla salute fisica, cognitiva, mentale e relazionale dei minori. Dice Rino Agostiniani, presidente della SIP: “L’esperienza della pandemia da COVID-19 ha aumentato in modo significativo l’esposizione dei minori agli schermi, con un tempo medio giornaliero cresciuto di 4–6 ore, raddoppiato rispetto ai livelli pre-pandemici. Questo cambiamento ha reso ancora più necessario un aggiornamento delle precedenti raccomandazioni”.

Raccomandazioni aggiornate

Le nuove raccomandazioni, che hanno visto al lavoro pediatri, psicologi ed esperti, indicano un percorso educativo condiviso per famiglie, scuole e professionisti, per accompagnare bambini e adolescenti verso un uso equilibrato e rispettoso dei tempi di sviluppo: evitare l’accesso non supervisionato a Internet prima dei 13 anni per i rischi legati all’esposizione a contenuti inappropriati; rinviare l’introduzione dello smartphone personale almeno fino ai 13 anni per prevenire conseguenze sullo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale; ritardare il più possibile l’uso dei social media, anche se consentiti per legge; evitare l’uso dei dispositivi durante i pasti e prima di andare a dormire; incentivare attività all’aperto, sport, lettura e gioco creativo; mantenere supervisione, dialogo e strumenti di controllo costanti in tutte le fasce d’età.

La scuola ha un ruolo nella promozione dell’educazione digitale e ai pediatri il compito di monitorare le abitudini digitali dei bambini oltre che fornire consulenza preventiva alle famiglie. In linea con le precedenti raccomandazioni del 2018, viene confermato di non far utilizzare dispositivi prima dei due anni di età, di limitarli a meno di un’ora al giorno tra i due e i cinque anni e a meno di due ore dopo i cinque anni, sotto il controllo dell’adulto.

Un investimento in salute, equilibrio e relazioni

“L’età pediatrica è una fase di straordinaria vulnerabilità e crescita: il cervello continua a formarsi e a riorganizzarsi per tutta l’infanzia e l’adolescenza. Una stimolazione digitale precoce e prolungata può alterare attenzione, apprendimento e regolazione emotiva”, prosegue Rino Agostiniani. “Posticipare l’accesso autonomo a Internet e l’età del primo smartphone almeno fino ai 13 anni è un investimento in salute, equilibrio e relazioni. Dobbiamo restituire ai bambini tempo per annoiarsi, per muoversi, per giocare e per dormire. La presenza e l’esempio degli adulti restano la prima forma di prevenzione digitale”.

Si unisce Elena Bozzola, coordinatrice della Commissione Dipendenze Digitali SIP: “Nei bambini sotto i 13 anni l’eccesso di schermi è associato a ritardi del linguaggio, calo dell’attenzione e peggioramento del sonno. Negli adolescenti vediamo crescere ansia, isolamento, dipendenza dai social e perdita di autostima. Ogni ora passata davanti a uno schermo è un’ora sottratta al gioco, allo sport, alla creatività. Non serve demonizzare la tecnologia, ma insegnare a usarla con misura e consapevolezza. Più esperienze reali, meno digitale non supervisionato: è questa la vera sfida educativa di oggi”.

Sull’influenza sulla salute del tempo passato sui dispositivi digitali, arrivano conferme dalla revisione effettuata dalla SIP rispetto a obesità e rischio cardiovascolare, sviluppo cognitivo, sonno, salute mentale, dipendenze digitali, vista, cyberbullismo e sessualità online. La SIP sottolinea dunque come la tecnologia debba entrare nella vita dei ragazzi al momento giusto, quando hanno la maturità per gestirla, e “Accompagnarli in questo percorso è una responsabilità condivisa tra famiglie, scuola e pediatri”.

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