Minori migranti nel XXIV Rapporto ISMU

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È stato presentato a Milano presso l’Aula Magna dell’Università Statale il Rapporto sulle migrazioni 2018. Al convegno, che è stato moderato dal vicedirettore del Corriere della Sera Venanzio Postiglione, hanno partecipato: Mariella Enoc, Presidente di Fondazione ISMU e Vicepresidente Fondazione Cariplo; Massimo Gaudina, Capo Rappresentanza Regionale a Milano della Commissione Europea; Nicola Pasini, Direttore della Scuola di giornalismo Walter Tobagi dell’Università degli Studi di Milano; Vincenzo Cesareo, Segretario Generale di Fondazione ISMU; Gian Carlo Blangiardo, Responsabile Settore Statistica di Fondazione ISMU; Mariagrazia Santagati, Responsabile Settore Educazione di Fondazione ISMU; Stefano Manservisi, Direttore Generale DG Devco Commissione Europea.

Nel corso del convegno è stato assegnato il premio ISMU-Cariplo 2018 al Csi – Centro Sportivo Italiano di Milano per il progetto “Sport Inside”, che promuove l’attivazione di percorsi di integrazione per giovani richiedenti protezione internazionale attraverso l’inserimento nelle squadre sportive delle società affiliate operanti sul territorio.

“L’ISMU è ormai al suo 24esimo rapporto  in tema di migrazione, una preparazione di studi nata già molti anni anni fa quando ancora non era un fenomeno sociale così evidente e importante- spiega Mariella Enoc, Presidente ISMU, vice presidente di CARIPLO e Presidente dell’Ospedale Bambin Gesù. – Grazie a questi studi l’Istituto si pone come riferimento e dà una visione scientifica del fenomeno delle migrazioni verso l’Europa. Questi dati e studi vanno spiegati soprattutto ai giovani, affinchè ne possano comprendere le varie sfaccettature per il futuro”.

Fondazione ISMU stima che al 1° gennaio 2018 gli stranieri presenti in Italia siano 6 milioni e 108mila su una popolazione di 60 milioni e 484mila residenti: è stata, dunque, superata la soglia simbolica di uno straniero ogni 10 abitanti. Rispetto alla stessa data del 2017, l’incremento della popolazione straniera è stato del 2,5%, dovuto soprattutto alla componente irregolare (+8,6%), pari a 533mila stranieri. Per quanto riguarda le provenienze, il 71% degli stranieri residenti in Italia è rappresentato da cittadini dei Paesi Terzi, che sono in totale 3 milioni e 582mila. Tra i residenti, poco meno di 1,1 milioni proviene da Paesi europei extra Ue, soprattutto Albania, Ucraina e Moldova e altrettanti dall’Africa, specie da Marocco, Egitto, Nigeria, Senegal e Tunisia, con un aumento durante il 2017 degli stranieri provenienti da realtà sub sahariane come Guinea (+63%), Mali (+30%), Nigeria (+20%), Costa d’Avorio (+16%) e Somalia (+12%). ISMU sottolinea come le acquisizioni di cittadinanza italiana, che nel 2017 sono state 147mila, sono destinate a persistere nel tempo. In particolare, ISMU stima che nei prossimi 10 anni i nuovi cittadini saranno tra 1,6 e 1,9 milioni.

Mariella Enoc

Per quanto riguarda l’aspetto della salute, nell’arco degli anni si è sentita l’esigenza di dare delle linee guida per le varie procedure per l’accesso ai servizi in ambito sanitario rivolto agli immigrati.  Il risultato più importante è certamente iniziato con l’accordo Stato-Regioni e Provincie autonome del dicembre 2012, poi nel marzo 2017 il Ministero della Salute ha fornito chiarimenti alle amministrazioni regionali in merito alle modalità d’iscrizione al Servizio sanitario nazionale da parte dei richiedenti di protezione internazionale. Al fine di agevolare il processo d’iscrizione si è attivata una procedura telematica  per l’attribuzione di un codice fiscale numerico provvisorio, rilasciato dalla questura della polizia di frontiera consentendo l’iscrizione al Ssn.

Nell’aprile 2017 sono state istituite le linee guida per programmazione in merito ad assitenza e riabilitazione dei disturbi psichici dei titolari di status di rifugiato e protezione sussudiaria, che hanno subito forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale. Un focus specifico è dedicato alle donne e ai bambini, due gruppi particolarmente vulnerabili e con le linee guida del dicembre  2017 è stato introdotto il riconoscimento precoce delle vittime di mutilazioni genitali femminili o altre pratiche dannose alla salute.

Con il parere del Comitato Nazionale per la Bioetica “Immigrazione e salute”, del giugno 2017, viene richiamata l’attenzione sul tema della salute mentale dei migranti, aspetto spesso sottovalutato e non oggetto della dovuta attenzione alle conseguenze psicologiche che possono riscontrarsi nei migranti soggetti a trattamenti disumani e degradanti prima di approdare in Italia. Su questo aspetto vengono citati non solo i diritti ma anche i doveri del migrante, ossia le forme essenziali alla tutela della salute collettiva tramite indagini diagnostiche e profilassi.

Tra gli stranieri presenti in Italia permane il cosiddetto “effetto migrante sano”, cioè quel meccanismo di selezione che favorisce l’arrivo di persone giovani e in buona salute. Tuttavia, si segnala che all’aumentare del tempo di permanenza nel nostro Paese, tali condizioni vengono deteriorate dall’acquisizione di stili di vita tipici delle fasce di popolazione più deprivate. Un esempio è il tasso di fecondità delle donne straniere, che nel 2008 era pari a 2,65 figli per donna e nel 2016 è sceso a 1,34. Le donne straniere nel 2016 avevano in media 1,95 figli, le italiane 1,27. Anche l’età media del parto è aumentata da 27,5 a 28,7 (fonte: Istat).
Sulle condizioni di salute incide anche l’età. Oltre il 90% dei giovani stranieri tra 14 e 24 anni è in buona salute (il 95,1% dei ragazzi e il 93,5% delle ragazze), ma la situazione cambia nella fascia di età compresa tra 45 e 54 anni, dove gode di buona salute l’80,7% degli uomini e il 75,8% delle donne.
Per ciò che concerne le malattie infettive, l’incidenza di casi di tubercolosi notificati relativi a persone nate all’estero è dimezzata, a fronte di una sostanziale stabilità dell’incidenza nel complesso della popolazione. Ciò significa che il numero dei casi di tubercolosi nei migranti aumenta molto meno del loro incremento numerico. Infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito l’Italia un Paese a bassa endemia di tubercolosi, in quanto si registrano meno di 10 casi di malattia ogni 100.000 abitanti, contenimento reso possibile anche grazie al miglioramento della diagnostica e della terapia.
Molti immigrati arrivano da Paesi con elevata presenza di infezione da Hiv. L’incidenza dell’infezione tra gli stranieri residenti in Italia è quasi quattro volte superiore rispetto agli italiani (seppur con una diminuzione del numero assoluto dei casi). Ma anche in questo caso l’incidenza è in calo (fonte: Comitato Nazionale Bioetica).
Infine, tra gli stranieri vi è un rischio maggiore che tra la popolazione italiana per l’epatite B, mentre non sembrano esserci differenze significative tra italiani e stranieri residenti per quanto riguarda le epatiti A e C (fonte: Comitato Nazionale Bioetica).

ALCUNI DATI ISTAT
Nel 2017 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 458.151 bambini, oltre 15 mila in meno rispetto al 2016. Nell’arco di 3 anni (dal 2014 al 2017) le nascite sono diminuite di circa 45.000 unità mentre sono quasi 120.000 in meno rispetto al 2008. Dal 2012 al 2017 diminuiscono anche i nati con almeno un genitore straniero (-8.000) che, con 1.000 unità in meno solo nell’ultimo anno, scendono sotto i 100.000 (99.211, il 21,7% sul totale dei nati) per la prima volta dal 2008. Tra questi sono in calo soprattutto i nati da genitori entrambi stranieri: per la prima volta sotto i 70.000 nel 2016, calano ulteriormente nel 2017 (67.933).

In Italia restano significativi in termini relativi le presenze di minori non accompagnati tra gli sbarcati: nei primi 9 mesi del 2018, essi costituiscono il 15% del totale (cioè 3.330 minori soli arrivati tra gennaio e il 15 ottobre). Nei nuovi sbarchi si rileva un cambio nelle nazionalità: prevalgono i tunisini (4.800 persone), gli eritrei, i sudanesi, gli iracheni, mentre i nigeriani scendono al sesto posto in graduatoria.

Con il calo degli arrivi via mare è diminuito l’impatto sul sistema di accoglienza: se al 31 dicembre 2017 risultavano presenti all’interno delle strutture 183.000 migranti (il dato più elevato degli ultimi anni), al 31 ottobre le presenze sono scese a 146.000, di cui il 14% nelle strutture della regione Lombardia (20.000 presenze).

 

di Ilaria Borgna