Ecografia del torace. Una revisione critica

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Conclusioni

Consolidazione polmonare. Area a omogenea ecogenicità (frecce) a contatto con la superficie del polmone
Consolidazione polmonare. Area a omogenea ecogenicità (frecce) a contatto con la superficie del polmone

La “nuova” ecografia polmonare introduce indicazioni per una “vecchia” tecnologia. Reperti occasionali noti, tradizionalmente scartati, sono riciclati per fare diagnosi. Non a caso la moda nasce nell’ambiente dell’emergenza dove, particolarmente nelle sedi periferiche, l’accesso a una tempestiva e corretta diagnostica radiologica può essere difficoltoso 6, 7. Nella realtà, bisogna riconoscere che gli intensivisti, grazie alle conoscenze cliniche generali, una volta dotati di ecografo ne hanno fatto un mezzo di pan esplorazione dinamica soggettiva di tutti i distretti ad ausilio dei rilievi clinici. In pronto soccorso le tecniche FAST in traumatologia (con tutte le riserve nel bambino) si sono estese all’identificazione non solo del versamento pleurico, ma anche dello pneumotorace. Purtroppo, com’è già accaduto per altri distretti, l’utilizzatore monotecnologico cerca di studiare tutto con una sola metodica e tende a diventare dogmatico. Le evidenze sono troppo spesso poco convincenti. Negli articoli ci sono comparazioni che dimostrano purtroppo i limiti della peer review nell’analisi e nell’accettazione dei manoscritti 13. In particolare, fenomeni acustici che si basano su una geometria dipendente da angoli e da movimenti, che potrebbero essere correlati a variazioni grossolane nei rapporti tessuto-aria e aria-acqua, è improbabile che possano essere considerati come proiezioni dirette di strutture anatomiche e utilizzati come strumento per la classificazione di una patologia. Artefatti, non convertibili in immagini del corpo umano, e millimetriche ecogenicità parenchimali e anomalie della linea pleurica alla superficie del polmone sono utilizzati come biomarkers alla luce di una comparazione con la clinica senza standard di riferimento 5. Di fatto o non si “vede” il polmone o si “vede” solo qualche spicchio. Mi ricorda il prigioniero del mito della caverna che interpreta come oggetti reali le ombre delle forme proiettate sulla parete. In linea di principio è da apprezzare lo sforzo di ridurre la dose di radiazioni nei piccoli pazienti da parte dei fautori dell’ecografia polmonare. La radioprotezione si basa su dati statistici complessi e le estrapolazioni addotte possono però far deviare verso conclusioni non corrette. In sintesi l’International Commission on Radiological Protection (ICRP) 15 dice che la dose efficace è da intendersi come grandezza radioprotezionistica e non è raccomandata per le valutazioni epidemiologiche né dovrebbe essere utilizzata per indagini retrospettive specifiche e dettagliate sull’esposizione e il rischio di singoli individui; in particolare è da evitarsi il calcolo del numero di morti da tumore basato sulle dosi efficaci collettive dovute a dosi individuali irrilevanti (un radiogramma del torace equivale a due-tre giorni di esposizione alla radiazione di fondo ambientale in Italia). La limitazione della dose al singolo paziente non è raccomandata, perché essa può arrecare più danni che benefici, riducendo l’efficacia della diagnosi o del trattamento terapeutico del paziente. Viene pertanto posta particolare enfasi sull’ottimizzazione e sulla giustificazione delle procedure sanitarie, come dice la legge italiana 16: tenendo conto dell’efficacia di tecniche alternative. In pratica, non si può rischiare con soluzioni inadeguate. Il principale svantaggio che temiamo dall’ecografia polmonare in ambito pediatrico non deriva dal suo utilizzo, ma dal suo abuso.

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16. D.Lgs. 26 maggio 2000, n. 187. Art. 3. Principio di giustificazione. Gazzetta Ufficiale n. 157 del 07-07-2000.