Ancora troppe le differenze regionali sul territorio italiano nell’assistenza ai neonati. Lo ha affermato la Società italiana di neonatologia (SIN) in occasione della Giornata mondiale del neonato pretermine, il 17 novembre. «L’assistenza neonatale italiana ha raggiunto livelli qualitativi non inferiori a quelli di altri Paesi europei e oltreoceano. Resta, invece, il problema delle diseguaglianze regionali». Sono le parole di Costantino Romagnoli, presidente della SIN. I numeri parlano di circa 500.000 nati ogni anno di cui il 7 per cento circa prematuri, e a novembre 2014 i nati pretermine erano 35.600 su poco più di 509.000 nati. Dice ancora Romagnoli: «La SIN ritiene che la nascita pretermine rappresenti un importante problema sociale sia per gli effetti sui bambini nel periodo neonatale sia per la patologia dell’adulto che sempre più frequentemente viene associata alla nascita pretermine». E il tema della disuguaglianza tra i livelli di assistenza nelle diverse regioni, già sollevato il mese scorso da un documento della Società italiana di pediatria rispetto all’assistenza pediatrica in generale, ritorna anche per questi neonati, per i quali non sono garantiti gli stessi standard qualitativi tra le diverse regioni, tra Nord e Sud dell’Italia e tra città grandi e centri più piccoli. Per migliorare l’assistenza, la SIN ha realizzato un database nazionale (Neonatal Network) per i Centri nascita italiani, in modo che ogni centro possa avere dati, informazioni e casi clinici, notizie ostetrico-perinatali, problematiche neonatali e dimissione, e ogni operatore sanitario possa avere dati per la cura e terapie sui nati pretermine.