Il Gruppo Maltrattamento dell’Associazione Culturale Pediatri sottolinea come a fronte dei casi registrati siano molti di più quelli non riconosciuti e non segnalati

Maltrattamento e abuso come una pandemia con la maggior parte degli ammalati nascosti. Descrive così la situazione il Gruppo Maltrattamento dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP), che a partire dai dati della seconda indagine sul maltrattamento di bambini e adolescenti da poco pubblicata, effettuata da Terre del Hommes e CISMAI per l’Autorità garante dell’infanzia e adolescenza, su dati 2018, ricorda come accanto ai dati registrati (9 bambini su 1.000 seguiti per maltrattamento) sono ancora più numerosi i casi che non arrivano ai servizi sanitari o alle agenzie educative: indagini retrospettive nazionali e internazionali, stimano che i casi non riconosciuti o non segnalati siano dieci volte di più.

“Le conoscenze scientifiche, la prevalenza e la gravità del fenomeno non richiedono una riflessione ma un’azione per prevenire il maltrattamento e per ridurne la ricorrenza”, afferma Paolo Siani, pediatra e parlamentare, Commissione bicamerale per l’Infanzia e l’Adolescenza. “È necessaria innanzitutto l’istituzione di un registro nazionale che raccolga tutte le segnalazioni e le prese in carico da parte dei servizi sociali: solo in questo modo possiamo conoscere la realtà, e di conseguenza progettare programmi mirati e dirigere in modo adeguato le risorse economiche da investire nella prevenzione”.

Viene ricordato il ruolo ricoperto dalle figure sanitarie ed educative, che possono intercettare la condizione di maltrattamento e abuso vissuta da bambini e adolescenti, e devono avere la formazione necessaria per coglierne i segnali. “Gli operatori e i professionisti che sono a contatto con i bambini hanno inoltre urgente bisogno di una formazione obbligatoria e permanente: medici, infermieri, educatori, insegnanti devono seguire un percorso formativo definito a livello nazionale che preveda continui richiami nel tempo così come è in altre nazioni europee”, afferma Carla Berardi, pediatra e referente del Gruppo Maltrattamenti di ACP, e aggiunge: “È dimostrato scientificamente che interventi di prevenzione sia primaria (ossia per tutta la popolazione) che secondaria (per famiglie a rischio) possono ridurre l’incidenza del maltrattamento. Questi interventi – dai programmi delle visite domiciliari agli interventi sulla promozione della genitorialità positiva – necessitano di un investimento in risorse umane e in strutture adeguate, e della collaborazione di più servizi, dalle agenzie educative ai servizi sociali e servizi sanitari”.

È importante che siano realizzati azioni di protezione, ci sia una rete che colleghi le realtà che lavorano con famiglie e bambini ed équipe multidisciplinari in ogni provincia. L’ACP ricorda il modello di intervento della proposta di legge 2801 in tema di “Disposizioni per la prevenzione del maltrattamento dei minori” che, conclude Federica Zanetto, presidente ACP, “noi auspichiamo fortemente che possa essere approvata e diventi legge il prima possibile”.