L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza interviene su quanto viene diffuso dalle televisioni e sui rischi di traumatizzazione dei minori

Prestare sempre la massima attenzione a notizie e immagini che possono essere traumatizzanti per i minori e che si ritrovano in trasmissioni televisive. Prende la parola Carla Garlatti, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, a seguito di alcune segnalazioni.

“Notizie, immagini e parole particolarmente forti, benché di straordinario valore sociale o informativo, dovrebbero essere diffuse in base alle regole deontologiche della tv: il giornalista deve sempre avvisare che sta per mandare in onda video non adatti ai minori”, ha detto Carla Garlatti. “Tuttavia, anche quando ciò avviene, è opportuno prestare la massima attenzione per evitare che la messa in onda possa tradursi in un danno per i più piccoli”.

Il discorso si allarga considerando i diversi altri canali accanto a quello televisivo, e alla loro permanenza nel tempo oltre il momento della trasmissione: “Va detto, poi, che il pericolo si amplifica quando le emittenti pubblicano online, sui siti e via social, lo stesso genere di sequenze. I video, le notizie e le parole restano infatti a disposizione di tutti a tempo indeterminato, in quanto possono essere copiate o condivise, moltiplicandosi all’infinito. Queste scelte possono innescare così meccanismi in grado di portare a contatto i minorenni con contenuti inappropriati, ledendo il loro diritto a un armonico sviluppo” ha affermato l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, e aggiunto: “È quindi necessario, in questi casi, che la pubblicazione di contenuti particolarmente forti, pur nell’esercizio del diritto di cronaca, sia ancor più coerente con il principio dell’essenzialità dell’informazione. Principio questo, che quando entra in gioco la tutela dei diritti dei bambini e dei ragazzi, assume una valenza rafforzata: andrebbero diffusi soltanto gli elementi indispensabili alla ricostruzione dei fatti badando a non danneggiare l’equilibro dei più vulnerabili”.

Un richiamo a un’attenzione che non deve fermarsi alle regole da seguire ma pensare al pubblico cui immagini e notizie arrivano: “Non è sufficiente il rispetto delle regole. Gli operatori dell’informazione hanno precise responsabilità nei confronti di bambini e ragazzi”, ha sottolineato Carla Garlatti, e concluso: “Pertanto, nello scegliere se diffondere o meno contenuti che possano coinvolgere i diritti dell’infanzia, dovrebbero fare sempre prevalere – nel rispetto della Convenzione di New York del 1989 – l’interesse superiore del minore”.