Una ricerca pubblicata su Nutrients ha analizzato i dati di letteratura disponibili sul rapporto fra alimentazione ed emicrania in età pediatrica

In caso di emicrania non c’è una lista di alimenti vietati comune per tutti, ma è da considerare la possibile situazione scatenante specifica per ogni singolo bambino. Ad affermarlo i ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù al termine di un’analisi della letteratura disponibile sul tema, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nutrients.

L’emicrania in età pediatrica, riporta il comunicato, ha un’origine genetica e circa il 5% dei bambini con emicrania può sviluppare una forma cronica con conseguenze importanti sulla qualità di vita a livello scolastico, con perdita di giorni e in casi gravi anche anni di scuola, e nell’ambito delle attività ludiche e sportive. Vi possono essere diversi fattori alla base dello scatenamento di una crisi emicranica o che ne influenzano la frequenza di insorgenza, e nei bambini in particolare giocano un ruolo gli aspetti emotivi come stress scolastico, ansia, depressione. Vengono indicati anche alimenti quali fattori scatenanti, ma lo studio pubblicato smentisce alcuni “falsi miti” in merito.

Fra le sostanze e gli alimenti considerati, gli studi sugli effetti dell’assunzione di cioccolato o di glutammato di sodio non hanno dato una conferma rispetto al collegamento con attacchi di emicrania, mentre sui dolcificanti non sono disponibili studi scientifici. Vi sono invece più dati nel caso della caffeina (che, considerando l’età pediatrica, è presente in alcune bevande gassate), per la quale il collegamento viene indicato non solo per il consumo eccessivo ma anche per la sua sospensione, e dell’alcol (per gli adulti).

Viene quindi sottolineata l’importanza di non togliere questi alimenti a tutti coloro che soffrono di emicrania, e invece “chiedere alla famiglia di verificare se esista un rapporto costante fra l’assunzione di un certo alimento e la comparsa, in breve intervallo, di mal di testa. Solo in questo caso si potrà procedere a togliere quello specifico alimento dalla dieta”, ha spiegato Massimiliano Valeriani, responsabile del reparto di Degenza neurologica che ha coordinato la ricerca. “Inoltre spesso i bambini emicranici vengono sottoposti a esami per allergie e intolleranze per alimenti come pomodoro, semi (nocciole, arachidi), lattosio, nichel, glutine che però non hanno nulla a che vedere con l’emicrania”.

In termini di dieta, considerando l’obesità, il comunicato riporta come in uno studio precedente a firma dei neurologi del Bambino Gesù aveva dimostrato una frequenza di attacchi emicranici alta (oltre 5 al mese) nel 65% circa dei bambini in sovrappeso rispetto al 35% dei normopeso. Viene quindi riportata l’importanza di un regime dietetico ipocalorico in bambini emicranici obesi e in generale un’alimentazione senza uso eccessivo di cibi ipercalorici che possono far aumentare il peso in bambini emicranici.

Infine, rispetto ai nutraceutici, i ricercatori riportano la mancanza di prove scientifiche certe sulla loro utilità, ma anche un’assenza di effetti collaterali. “Poiché esistono degli studi (però su numeri abbastanza piccoli di pazienti) che ne suggeriscono la possibile efficacia, il consiglio è di valutare l’eventuale impiego dei nutraceutici nei bambini più piccoli o dove si temano gli effetti collaterali dei farmaci”, conclude il comunicato.