Il presidente della SIN interviene sul tema della prevenzione dei difetti del tubo neurale con la fortificazione obbligatoria di alcuni alimenti, come le farine

Sei neonati su 10.000 in Italia con difetti del tubo neurale e di questi uno su due circa ha la spina bifida: condizioni che in molti casi potrebbero essere prevenute con l’assunzione di acido folico. La Società Italiana di Neonatologia (SIN) affronta il tema della fortificazione obbligatoria con acido folico, già in essere in 90 Paesi nel mondo, solo in Gran Bretagna considerando l’Europa.

“L’assunzione di acido folico è in grado di prevenire al 70% la Spina Bifida e gli altri difetti del tubo neurale”, afferma Luigi Orfeo, Presidente della SIN. “Attraverso la fortificazione obbligatoria di alcuni cibi, tra i quali le farine alimentari, come recentemente deciso dalle autorità sanitarie britanniche, si potrebbe garantire una corretta assunzione di acido folico durante tutta la vita, quindi anche nel periodo pre-concezionale della donna.”

Un’alimentazione varia ed equilibrata dovrebbe garantire l’assunzione media giornaliera necessaria di acido folico (400 microgrammi), che in caso di gravidanza dovrebbe essere maggiore fin da due mesi prima del concepimento (600 microgrammi al giorno). La SIN riporta che, anche se che in Italia non vi è una reale necessità di integrare con acido folico la dieta nella popolazione normale, gli studi dimostrano come l’integrazione non avrebbe effetti collaterali: in passato si riteneva che un eccesso di questa vitamina del gruppo B potesse nascondere un’eventuale carenza di vitamina B12, ma oggi il rischio risulta remoto. La società ribadisce, quindi, la sua posizione a favore della supplementazione di acido folico nelle farine alimentari e l’Italia potrebbe essere il primo Paese nell’Unione Europea a muoversi in tale direzione, nell’ambito di una cultura di prevenzione, prima del concepimento, in gravidanza e dopo la nascita.

“I difetti del tubo neurale possono causare serie problematiche e mettere il bambino a rischio, già in epoca neonatale. Il percorso di cura è molto lungo e complesso da affrontare, sia da un punto di vista emotivo che economico per le famiglie ed è giusto quindi applicare una corretta strategia di profilassi, anche con la fortificazione degli alimenti”, aggiunge Luigi Orfeo, e conclude: “La vera differenza, nella prevenzione dei rischi, potrebbe farla l’esempio che ci viene dagli altri Paesi, un percorso sicuramente difficile da affrontare, che prevede un accordo tra le autorità sanitarie, i produttori alimentari, le istituzioni, le associazioni, ma virtuoso e che, attraverso un’azione collettiva mirata, potrebbe davvero salvare tante piccole vite”.