L’edizione 2022 dell’indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia li mostra preoccupati, disillusi sul futuro, segnati dalla pandemia e da quanto accade loro intorno

Uno spaccato dei pensieri e sensazioni degli adolescenti che vivono in Italia che mostra fatiche, preoccupazioni, difficoltà. I dati provengono dall’edizione 2022 dell’indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia. Si tratta di un’indagine annuale a opera dell’associazione no-profit Laboratorio Adolescenza e dell’Istituto di ricerca IARD, che ha considerato un campione nazionale rappresentativo di 5.600 studenti della fascia di età 13-19 anni.

L’osservatorio conta sull’importante collaborazione delle scuole, come sottolinea Carlo Buzzi, sociologo dell’Università di Trento e coordinatore scientifico del lavoro: “Decine di insegnanti e dirigenti in tutta Italia che collaborano in modo straordinario, da anni, prendendosi carico della somministrazione del questionario. Un contributo importantissimo alla ricerca sociale su una fascia d’età – quella dell’adolescenza – spesso trascurata”.

Diversi gli argomenti toccati dall’indagine, dal rapporto con se stessi, relazione con gli altri e modelli social all’attività fisica; dalla preparazione scolastica e futuro universitario al desiderio di viaggiare e conoscere nuovi posti, persone e culture; dai rapporti sociali e familiari all’impatto della pandemia da SARS-CoV-2 e della guerra.

Relazione con se stessi e con gli altri

Nei due anni di pandemia, il 58% degli adolescenti (69,4% delle femmine) afferma di aver mangiato in modo inappropriato (troppo, troppo poco, in modo sregolato…) e il 37% di essere aumentato di peso. Il 27% (35,4% delle femmine) ‘si vede’ più grasso della media dei suoi amici e oltre la metà delle ragazze non è soddisfatta del proprio aspetto fisico in generale. Da un confronto con il passato emerge che i dati del 2020, prima della pandemia, indicano un’insoddisfazione riguardo al proprio aspetto fisico nel 31% dei maschi (oggi è il 39%) e nel 55,4% delle femmine (oggi è il 60,7%); da considerare che tali percentuali nell’anno dei lockdown e della ‘socialità limitata’ erano minori (27% maschi e 50,1% femmine). E il 34% dei maschi e 53,7% delle ragazze dice che nella valutazione del proprio aspetto fisico è importante il giudizio di amici e compagni.

Importante il ruolo di ruolo di influencer, fashion blogger, moda, pubblicità (per il 59,1% dei maschi e per il 77,6% delle ragazze) nel rapporto con il proprio fisico, con un condizionamento che aumenta con l’età, maggiore alle scuole superiori, e il 76,1% afferma di aver trascorso su social molto più tempo rispetto agli anni passati.

“Che la pandemia abbia prodotto, tra gli adolescenti, un aumento dei disturbi legati alle abitudini alimentari è un dato ormai oggettivo che ci arriva dalla letteratura e dalle evidenze che riscontriamo nel nostro lavoro quotidiano. Il mangiare in eccesso e/o in modo disordinato – riconosciuto dagli stessi adolescenti – non solo può aver prodotto una oggettiva tendenza al sovrappeso, ma ha certamente allontanato ancora di più la percezione della loro immagine corporea da quegli ideali di fisicità, del tutto astratti, che si costruiscono attraverso i social media”, dice Marina Picca, pediatra di famiglia e Presidente Società Italiana Cure Primarie Pediatriche, Sezione Lombardia. “Il rischio, a questo punto, è che tentino, attraverso interventi fai-da-te, ingiustificati e comunque rischiosi di avvicinarsi a quei modelli. Il ruolo del pediatra deve essere proprio quello di prevenire questi comportamenti, cercando di indagare attivamente per intercettare precocemente i segnali di allarme di dinamiche che possono influenzare profondamente non solo il benessere fisico, ma anche l’equilibrio mentale”.

L’attività fisica

Sempre dal confronto con il passato prima della pandemia, emerge anche un aumento della percentuale di chi ha smesso di fare attività sportiva (che in passato aveva praticato), salita al 32,4% dal 20,1% (nel 2020), e la percentuale di chi pratica sport al di fuori della scuola almeno due ore settimanali è passata dal 62,4% del 2020 al 49,5%. “Si può affermare con certezza che la sospensione dell’attività sportiva ma anche più in generale la drastica riduzione dell’attività fisica abbia rappresentato per gli adolescenti un ulteriore danno indiretto causato dalla pandemia”, sottolinea Gianni Bona, pediatra endocrinologo dell’Università di Novara e presidente onorario di Laboratorio Adolescenza. “È infatti ormai universalmente acclarato che praticare attività fisico-sportiva in modo adeguato, specie in una fase delicata della vita quale è l’adolescenza, non solo è l’indispensabile complemento ad una sana alimentazione per garantire un corretto sviluppo fisico, ma è anche fondamentale dal punto di vista dello sviluppo psicologico e delle relazioni sociali”.

Un futuro che preoccupa

“Dopo l’anno del Covid avevamo dato all’indagine di quest’anno il titolo ‘Adolescenza tra speranze e timori’, ma purtroppo, dati alla mano, i timori sembrano essere molto maggiori delle speranze. Passare dalla Dad alla guerra, senza soluzione di continuità, ha reso gli adolescenti, già duramente colpiti a livello psicologico dalla pandemia, ancora più fragili e timorosi”, commenta Maurizio Tucci, presidente di Laboratorio Adolescenza. “Un dato su tutti che descrive impietosamente la situazione: in un’età che dovrebbe essere tutta protesa verso il futuro, in cui a farla da padrone dovrebbero essere i sogni e le utopie, in cui si dovrebbe essere ottimisti quasi ‘per statuto’, il 52,7% degli adolescenti guarda al proprio futuro definendosi ‘incerto o ‘preoccupato’. Gli ‘ottimisti’ sono il 14%, percentuale che scende al 12,7% tra gli studenti delle scuole superiori e all’11,8% tra le ragazze. La considerazione più amara, sulla quale siamo chiamati tutti ad una profonda riflessione, è che il panorama che questi adolescenti vedono quando si affacciano alla finestra del loro futuro lo abbiamo costruito noi, pezzo per pezzo”.