Esperti riuniti a Roma per fare il punto su una condizione con un impatto sulla qualità della vita e il benessere sociale ed emotivo

Dall’incapacità di articolare correttamente suoni e parole a difficoltà di comprensione e manifestazione di idee e sentimenti. Il disturbo di sviluppo del linguaggio presenta una varietà di forme e manifestazioni, dalle forme più lievi a quelle più gravi. Gli esperti della Federazione logopedisti italiani (FLI), in collaborazione con l’Associazione scientifica italiana logopedia (ASIL), con l’occasione della Giornata per la consapevolezza sui disturbi di linguaggio a metà ottobre, hanno fatto il punto organizzando un evento di formazione, un convegno a Roma con professionisti ed esperti.

La Federazione logopedisti italiani (FLI) riporta come questo disturbo, definito in Italia disturbo primario del linguaggio (Dpi) sia al primo posto fra i disordini dello sviluppo, interessando 7 bambini su 100, e abbia un impatto non solo a livello scolastico ma anche sulla vita adulta, dal punto di vista sia sociale sia professionale sul lavoro.

“Il disturbo dello sviluppo del linguaggio si riferisce a una varietà di condizioni, in alcuni casi limitate alla produzione linguistica fino alle situazioni più gravi in cui è coinvolta anche la capacità di comprensione. Il linguaggio subisce, comunque, in ogni contesto di malattia, le maggiori implicazioni maggiori: difficoltà di articolazione, elaborazione fonologica, capacità di apprendere singole parole (semantico-lessicale) e di costruire correttamente le frasi (morfosintattica) sono le abilità più compromesse. A queste si può aggiungere l’incapacità di fare corretto uso delle parole, sapendo cioè conversare ed utilizzare il linguaggio in relazione al contesto e all’interlocutore”, spiega Tiziana Rossetto, presidente della FLI.

Anna Giulia De Cagno, vicepresidente della FLI, prosegue sottolineando come l’impatto di questi disturbi non sia limitato all’età pediatrica, ma interferisca anche con la qualità della vita in adolescenza e in età adulta: “Dunque non solamente a livello di percorso scolastico ma anche sociale, come evidenziano studi recentissimi. Molto spesso, infatti, si sottovaluta l’impatto che il disturbo può avere successivamente sul benessere sociale ed emotivo dell’adolescente e sui problemi comportamentali che possono insorgere a scuola o nel contesto di vita quotidiana. Oltre alle ripercussioni in ambito scolastico, ben conosciute, i problemi di linguaggio possono comportare difficoltà nelle relazioni sociali, in termini di condotte devianti e nell’ambito lavorativo. È quindi importante favorire la consapevolezza che anche gli adolescenti o le persone in età adulta possono avere difficoltà di linguaggio e comunicazione”.

“Serve una presa in carico integrata, che coinvolga tutti gli attori del percorso educativo, abilitativo e riabilitativo”, aggiunge infine Luigi Marotta, vicepresidente dell’ASIL. “Presa in carico precoce, ma che sia in grado di prolungarsi e trasformarsi adattandosi alle varie fasi dell’arco di vita, alle diverse esigenze individuali e ambientali, in un contesto di sostenibilità sociale, prima ancora che economica. Informazione, formazione, ricerca e condivisione ne costituiscono le basi fondamentali”.