Francesca Morelli

Un mix di benessere fisico e mentale: così definisce la salute dei propri figli il 97% dei genitori italiani, secondo un’indagine sulla salute pediatrica condotta da Human Highway per Assosalute, presentata in occasione del webinar “Salute infantile: prevenire, curare, amare. I consigli di Assosalute quando i piccoli disturbi riguardano i bambini”. Per i genitori italiani resta cruciale la figura del pediatra, referente e interlocutore privilegiato, dal counselling, alla risoluzione di problemi di diversa severità.

Il benessere fisico

È tendenza trasversale tra tutte le fasce di età dei genitori, ritenere che un bimbo sia “sano” quando corpo e psiche condividono uguale ben-essere. Tuttavia mamme e papà più giovani danno maggior peso alla componente psicologica in caso di bambini under 14 vs genitori over 35 che associano la salute in prima istanza al benessere fisico, fino al 66% degli over 45 che ritiene sano il bambino che si ammala poco.

Di entrambi gli ambiti i genitori hanno comunque una chiara idea: identificano il benessere fisico in un ambiente famigliare sereno (67%), in attività all’aria aperta, soprattutto per i genitori del Nord est dell’Italia e le donne (44,9% per le donne vs 29% per gli uomini), nello sport, specie al Sud e tra gli uomini (34,4% per gli uomini vs 22,8% per le donne), nell’attenzione a un’alimentazione corretta, più spiccatamente al Nord ovest della Penisola.

Il quadro sembra tranquillizzante, ma di fatto presenta alcune criticità. «L’Europa si classifica come la miglior casa del pianeta per un bambino che nasce oggi – dichiara Elena Bozzola, Segretario e Consigliere Nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP) – e l’Italia si colloca al ventiseiesimo posto come sopravvivenza e come benessere dei bambini in una ricerca realizzata da UNICEF in collaborazione con l’OMS tra 180 nazioni, ma fallisce in ambito di sostenibilità e cambiamento climatico con possibili conseguenze sulle prossime generazioni. A livello pediatrico, un’altra criticità in Italia, ma in generale in tutte le società industrializzate, è quella di trasmettere stili di vita salutari».

Meno schermi, più aria aperta. Sono proprio, internet, pc, tablet e i grandi schermi, compresa la tv, a impattare in larga misura sul benessere mentale dei più piccoli che passano da un dispositivo all’altro sempre più frequentemente e sempre più in età inferiore rispetto al passato «I bambini oggi – spiega Aldo Manfredi, pedagogista – specialmente dopo i mesi di restrizioni e lockdown in cui la casa è diventata, per antonomasia, il luogo in cui tutto può essere a portata di mano, rischiano di trascorrere 4-5 ore al giorno davanti agli schermi, spesso non uscendo di casa ed evitando attività all’aria aperta.

Ciò può favorire l’insorgenza delle cosiddette ‘malattie sociali’: disturbi del comportamento, dell’attenzione, depressione infantile». Anche le app “educative” quelle che, secondo molti genitori, facilitano l’apprendimento di lingue straniere, di versi degli animali o qualche altra abilità linguistico-cognitiva, possano essere realmente educative senza la supervisione e la guida dell’adulto. «Inoltre, una eccessiva esposizione ai media device e, dunque, un abuso di tecnologia – prosegue Bozzola – può portare nel bambino un ritardo nell’apprendimento correlato soprattutto alle abilità matematiche, e a sviluppare bassi livelli di attenzione».

A questi si aggiungono disturbi della vista, del sonno, problematiche posturali, quali il text neck syndrome, il pollice da SMS o il phubbing, la difficoltà a esternalizzare i sentimenti e creare delle relazioni reali e vere, quale conseguenza della comunicazione tramite messaggi. Fino allo sviluppo di disturbi dell’alimentazione: con la pandemia è cresciuto il rischio di sovrappeso tanto che si è coniato il termine di covibesity; l’utilizzo prolungato di media device, ha invitato ad assumere involontariamente una quantità di cibo superiore o di scarsa qualità (junk food).

Il pediatra, punto di riferimento

In presenza di questi, come di altri malesseri dei piccoli, il pediatra resta la principale figura cui i genitori si rivolgono quando il proprio figlio non gode di buona salute, con quasi 7 italiani su 10 (68,9%) che seguono le indicazioni del medico in caso di malattia dei propri figli, soprattutto da parte dei papà (74,8% vs 63,2% per le donne) a fronte delle mamme che preferiscono affidarsi alla propria esperienza di cura maturata nel tempo (17,6% vs 9,2% per gli uomini) e/o cercando consiglio online (14% vs 6,9%).

Al pediatra si affida il 54,3% dei genitori anche in caso di segnali sintomatici di un piccolo disagio psicologico, come sbalzi dell’umore, l’acuirsi di paure, disturbi del sonno, ansia e difficoltà scolastiche. «I genitori, conclude la dottoressa, vanno educati a non disattendere i controlli del pediatra anche se sembra che il bambino stia bene, e a programmare con lui eventuali visite specialistiche di cui il bambino potrebbe necessitare, in un’ottica di prevenzione, prima arma di buona salute».