Le voci dei giovani sulla loro vita e il loro futuro raccolte nelle scuole di Milano e provincia da ItaliaAdozioni

Giovani con paure, con difficoltà ad aprirsi, con difficoltà ad immaginarsi nel futuro. A far parlare i ragazzi e le ragazze è l’associazione ItaliaAdozioni, che ha riportato i risultati di un questionario sottoposto a quasi 400 studenti di scuole secondarie superiori di Milano e provincia e del convegno collegato “I giovani e la speranza nel futuro”, svoltosi a fine novembre dello scorso anno, il cui report complessivo è ora disponibile.

Quattro le aree indagate con 46 domande: giovani e la scuola, i giovani e gli affetti, i giovani e la percezione del malessere giovanile, i giovani e la speranza del futuro. Il questionario è stato predisposto dal comitato scientifico composto da Alessandro Albizzati (neuropsichiatra), Antonella Bodini (CNR), Marco Erba (docente e scrittore) e Giusi Sellitto (neuropsichiatra infantile).

Fra i risultati riportati, considerando la prima area indagata, il 22% riferiva una motivazione bassa o molto bassa nei confronti della scuola e il 35% ha risposto di avere una motivazione alta o molto alta; oltre tre quarti dei rispondenti (più del 75%) ha detto di avere un rapporto con i docenti positivo o molto positivo, e solo il 4% negativo o molto negativo; quasi uno su due (42%) considera i docenti molto o completamente competenti e all’altro estremo il 17% li indica poco o per nulla competenti. Infine, 37% pensa che i propri insegnanti siano per loro anche un riferimento educativo, mentre il 45% che lo siano poco o per nulla.

Nel campo degli affetti vengono segnalati come punti di riferimento con cui confidarsi a fronte di eventi spiacevoli un amico o un compagno di scuola (71% dei casi), o un genitore/tutore (46% delle preferenze), ma oltre il 30% tra le sue scelte riporta anche quella di non confidarsi con nessuno, risposta che rappresenta l’unica scelta per il 13%. E durante la pandemia uno su tre circa (31%) avrebbe voluto rivolgersi a un servizio di supporto psicologico, ma non l’ha fatto. Inoltre, il 16% ha detto di avere rapporti difficili o assenti con i familiari e il 18% con i coetanei, fuori dalle mura scolastiche.

In merito al malessere, i social media, la scuola e in misura un poco minore la famiglia sono ritenute contribuire molto o moltissimo al malessere giovanile, mentre i media, la classe politica, le istituzioni religiose e le associazioni giovanili poco o nulla; viene indicato anche che famiglia e scuola, insieme con le associazioni giovanili, potrebbero contribuire molto o moltissimo alla riduzione del malessere.

Infine, guardando al futuro, se il 61%ha una qualche speranza, il 32% ne ha poca e il 4% nessuna.