L’UNICEF indica come fra gennaio e metà settembre ci sia stato un aumento del 60% rispetto al 2022. E l’AGIA riporta il pensiero di chi è ospite nelle strutture

Nel periodo tra gennaio e metà settembre 2023 il numero di minori stranieri non accompagnati che sono arrivati in Italia attraversando il Mediterraneo centrale supera la cifra di 11.600, sottolinea l’UNICEF, un aumento dei numeri del 60% a confronto con lo stesso periodo del 2022.

“Il Mar Mediterraneo è diventato un cimitero per i bambini e il loro futuro. Il tragico bilancio delle vittime tra i bambini in cerca di asilo e di sicurezza in Europa è il risultato di scelte politiche e di un sistema migratorio in crisi. L’adozione di una risposta a livello europeo per sostenere i bambini e le famiglie in cerca di asilo e sicurezza e un aumento sostenuto degli aiuti internazionali per sostenere i Paesi che devono affrontare crisi multiple sono disperatamente necessari per evitare che altri bambini soffrano”, ha detto Regina De Dominicis, Direttore regionale dell’UNICEF per l’Europa e l’Asia centrale e Coordinatore speciale per la risposta ai rifugiati e ai migranti in Europa.

L’UNICEF in un comunicato elenca i dati provenienti dal progetto Missing Migrants dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni-OIM (persone morte o scomparse nella rotta migratoria del Mediterraneo centrale) e dal Ministero dell’Interno (numero dei minorenni non accompagnati e separati) e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (bambini non accompagnati e separati nei centri di accoglienza) del Governo italiano. A Lampedusa il picco massimo di arrivi in un giorno a settembre è stato di 4.800 persone e tra giungo e agosto sono almeno 990 le persone, anche bambini, che hanno perso la vita nella traversata, tre volte tanto a confronto dello stesso periodo nel 2022. I bambini scappano da guerre, conflitti, violenza e povertà, queste le cause principali riportate dall’UNICEF, e sono a rischio di sfruttamento e abuso in ogni momento del viaggio. In Italia vi sono oltre 21.700 minorenni non accompagnati in strutture di accoglienza, un anno fa erano 17.700.

Le richieste dell’UNICEF ai governi, in accordo con il diritto internazionale e con la Convenzione sui diritti dell’infanzia, sono “di fornire percorsi più sicuri e legali per la richiesta di asilo; di garantire che i bambini non siano trattenuti in strutture chiuse; di rafforzare i sistemi nazionali di protezione dei minorenni per proteggere meglio i bambini che migrano; di coordinare le operazioni di ricerca e soccorso e di garantire lo sbarco in luoghi sicuri”.

Le parole dei minori stranieri non accompagnati

Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, ha visitato i mesi scorsi le Strutture del Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) gestite dai comuni di Amelia (Terni), Aradeo (Lecce), Bologna, Cremona, Pescara e Rieti, per ascoltare chi viveva in tali strutture. Le visite sono state organizzate in collaborazione con l’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), il Servizio centrale – struttura di coordinamento del Sai, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) e Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef) e il punto di vista dei ragazzi e delle ragazze incontrati/e è stato riportato nella pubblicazione Ascolto e partecipazione dei minori stranieri non accompagnati come metodologia di intervento, dove si ritrova, a conclusione, una serie di raccomandazioni.

“Non c’è più tempo da attendere per completare l’attuazione della legge 47/2017, il sistema di prima accoglienza deve essere realizzato in maniera strutturale e non più come risposta alle emergenze che di volta in volta si presentano”, ha affermato Carla Garlatti, e concluso: “È inoltre urgente adottare il decreto che disciplina il primo colloquio del minorenne che fa ingresso sul suolo italiano: è un passaggio che si attende dal 2017 e che è fondamentale per assicurare i diritti del minore e per aiutarlo a raggiungere in maniera celere e sicura la sua destinazione. A ogni ragazzo devono essere assicurati tre diritti: la presunzione di minore età, la collocazione in una struttura riservata esclusivamente ai minori e un tutore volontario”.