La SINPIA, in occasione della Giornata Mondiale della Prematurità, sottolinea l’importanza di strategie precoci centrate sulla famiglia e sull’ambiente

Ogni anno sono tra i 25.000 e i 30.000 i neonati nati pretermine, la maggior parte non gravemente prematuri, circa il 0,9-1% ‘molto’ o ‘estremamente’ pretermine, ed è importante un intervento precoce per i bimbi a rischio di sviluppare disturbi del neurosviluppo. A riportare i dati e sottolineare il ruolo prioritario di follow-up neuropsichico dei neonati pretermine e di programmi di intervento precoce per garantire le strategie di azione più efficaci e più vantaggiose economicamente nel lungo termine è la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA), in occasione della Giornata Mondiale della Prematurità (17 novembre).

“La prematurità è una condizione che può comportare un aumento del rischio di sviluppare oltre alla Paralisi cerebrale infantile spesso associata a deficit sensoriali, in particolare visivi e cognitivi di varia entità, disturbi del neurosviluppo, tra cui disturbi dell’apprendimento, del linguaggio e del comportamento, fino ai quadri di disturbo dello spettro autistico o di deficit di attenzione e/o iperattività spesso in comorbilità”, spiega dichiara Elisa Fazzi, Presidente SINPIA, Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia. “L’intervento precoce, che si fonda su strategie di intervento centrate sulla famiglia e sull’arricchimento ambientale, può essere iniziato già nelle prime settimane di vita e può includere interventi di tipo riabilitativo, ma anche di sostegno alla genitorialità con interventi educativi, psicologici e sociali”.

La SINPIA riporta come l’aumento della possibilità di sopravvivere che è stata raggiunta con i progressi della scienza non sia stata accompagnata da una diminuzione delle problematiche collegate: un’incidenza del 20% circa di disturbi del neurosviluppo e paralisi cerebrale infantile in circa un neonato su 10 in caso di prematurità di grado alto,la causa più frequente di disabilità motoria nei bambini. “E facile intuire che più è grave la prematurità, con età gestazionale e peso neonatale molto bassi, maggiormente diminuiscono le possibilità di sopravvivenza mentre aumentano le complicanze, sebbene negli ultimi decenni abbiamo potuto assistere ad un significativo miglioramento delle tecniche ostetriche e delle cure intensive neonatali”, racconta Simona Orcesi, professore associato di Neuropsichiatria Infantile presso l’Università di Pavia e membro del Consiglio Direttivo della SINPIA. “Nell’evoluzione neuropsichica dei gravi pretermine sono però ancora presenti fragilità cognitive e comportamentali, difficoltà di regolazione delle emozioni, quadri clinici che rientrano nei disturbi del neurosviluppo che a volte si evidenziano più avanti, in età scolare. Si tratta di problemi spesso considerati più lievi che invece possono compromettere la qualità di vita dei bambini e delle famiglie”.

Il ruolo della plasticità neuronale

Se da un lato la maturazione cerebrale può essere compromessa nella nascita pretermine, dall’altro può essere modificabile dopo la nascita grazie alla plasticità del sistema nervoso in via di sviluppo, che si può riorganizzarsi in modo funzionale in risposta a cambiamenti e a esperienze ambientali, come illustra Eliza Fazzi: “Ogni influsso ambientale esterno si inserisce in un processo di scambio reciproco continuo tra afferenze ambientali e modificabilità delle reti neurali e contribuisce a plasmare l’encefalo stesso. Negli ultimi decenni la ricerca scientifica ha confermato che l’ambiente può influire molto e positivamente sulla plasticità cerebrale: rappresenta un ‘farmaco’ potente che abbiamo a disposizione fin dai primi giorni di vita di un bambino pretermine e può influenzare positivamente il suo sviluppo in condizioni di fragilità, agendo, ad esempio, attraverso meccanismi epigenetici, regolando l’espressione genica ed esercitando un ruolo protettivo”.

Ambiente e famiglia

Si unisce Andrea Guzzetta, professore ordinario di Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Pisa e Coordinatore delle Sezioni Riabilitazione Età Evolutiva, SINPIA: “La relazione con la mamma e il papà è per definizione il primo ambiente in cui il bambino appena nato dovrebbe vivere e crescere in condizioni di ‘normalità’ e molti aspetti dei programmi di intervento precoce diretti ai bambini pretermine coinvolgono i genitori, preziosa risorsa a partire dal ricovero in Terapia Intensiva Neonatale (TIN), dove promuovere lo sviluppo posturo-motorio e sensoriale del neonato, diminuire lo stress genitoriale, favorire la relazione genitore-bambino, sono le strategie considerate più efficaci. Dopo le dimissioni dalla TIN è poi ugualmente importante accompagnare i bambini e le loro famiglie attraverso i programmi di follow-up a loro dedicati”.

Sul tema è stata pubblicata di recente la nuova edizione del manuale sul follow-up del neonato pretermine da parte della Società italiana di Neonatologia (SIN), che ha visto la collaborazione della SINPIA, in merito al quale afferma e conclude Antonella Costantino, Past President SINPIA e Direttore UONPIA Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano: “Il manuale, oltre a sottolineare quanto sia indispensabile continuare il follow-up almeno fino all’età scolare, ne ha ridefinito gli obiettivi principali tra cui la prosecuzione delle cure dopo la dimissione dalla TIN, la valutazione degli outcome clinici a breve e lungo termine, gli interventi precoci sui bambini più fragili e l’analisi dell’efficacia a lungo termine dei nuovi approcci terapeutici-assistenziali. Lo stesso manuale ha evidenziato come purtroppo siano ancora pochi in Italia i servizi che riescono ad effettuare il follow-up dei nati pretermine in modo sistematico fino almeno all’ingresso dei bambini a scuola, come sarebbe invece auspicabile”.