Save the Children, con sgomento di fronte all’ennesimo femminicidio, ribadisce la necessità di intervenire sul fronte della prevenzione

Due adolescenti su 5 tra circa 1.000 consultati, dicono di essere a conoscenza di casi di violenza on line nelle relazioni di coppia: controllo di spostamenti, contatti e amicizie del/della partner, violazione della privacy e atteggiamenti sessuali aggressivi sono tra i comportamenti più frequenti. I dati emergono da un questionario online promosso dal Movimento Giovani per Save the Children.

L’Organizzazione segnala il rischio “normalizzazione” dei comportamenti violenti nelle relazioni di coppia anche tra adolescenti e ribadisce la necessità di intervenire sul fronte della prevenzione. “Di fronte all’efferato atto di violenza che ha portato alla morte della giovane Giulia Cecchettin, non ci si può limitare al cordoglio” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children, “ma è necessario intervenire in modo sistematico sul fronte della prevenzione di comportamenti violenti nelle relazioni sin dall’adolescenza, portando l’educazione alla affettività in tutte le scuole, e coinvolgendo attivamente i ragazzi e le ragazze nella promozione di relazioni affettive basate sul rispetto e sulla non violenza”.

Save the Children riporta che un sondaggio IPSOS svolto per l’Organizzazione nel 2020 ha rilevato il 18% degli intervistati ha assistito a un episodio in cui un’amica è stata vittima di una forma di violenza e il 39% dei ragazzi e delle ragazze in Italia sono esposti on line a contenuti che giustificano la violenza contro le donne (31% dei maschi, 48% delle femmine): inoltre il 41% delle ragazze ha visto postare dai propri contatti social contenuti che l’hanno fatta sentire offesa e/o umiliata come donna (1).

Nella recente consultazione online promossa dal Movimento Giovani per Save the Children su 902 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 25 anni in Italia (2), il 42,2% riferisce di avere avuto un’amica/o che ha vissuto una qualche forma di violenza online nella relazione (soprattutto rispetto alla sfera del controllo personale) e tra i comportamenti ritenuti più frequenti ci sono: creazione di un profilo social fake per controllare il/la partner (73,4%); telefonate/invio di messaggi insistenti per sapere dove si trova e con chi è (62,5%); controllo degli spostamenti e delle persone con cui si trova (57%); impedire al/alla partner di accettare delle persone tra le amicizie sui social (56,2%); e anche fare pressioni affinché il/la partner invii sue foto sessualmente esplicite (55,1%) o minacciare la diffusione di informazioni, foto o video imbarazzanti (40,6%). Sono queste forme di violenza che colpiscono soprattutto le ragazze.

“È necessario promuovere in tutte le scuole programmi volti ad educare alla parità di genere e al rispetto delle differenze, all’affettività e alla risoluzione non violenta dei conflitti. Occorre infatti aprire in modo sistematico spazi di confronto per riconoscere le varie forme di violenza di genere (fisica, sessuale, psicologica, economica, ecc.) e per riflettere sugli stereotipi e i pregiudizi che sono alla base della violenza”, ha detto ancora Raffaela Milano, e concluso: “Troppo spesso i comportamenti violenti e abusanti sono tollerati e persino normalizzati, anche tra le generazioni più giovani. Informare, fornire gli strumenti per riconoscere la violenza, coinvolgere i ragazzi e le ragazze nella sensibilizzazione dei coetanei sono azioni essenziali per prevenire e far emergere tempestivamente le situazioni di rischio”.

  1. Stereotipi di genere. Un’analisi delle opinioni e dei comportamenti dei giovani italiani. Save the Children-IPSOS, 2020
  2. Questionario online a partecipazione spontanea – 902 rispondenti tra i 14 e i 25 anni (258 maschi e 615 femmine, 29 genere non binario) che risultano distribuiti prevalentemente al centro-sud Italia (Roma e Napoli le due città più rappresentate)