Un parto cesareo ‘EXIT-to-ECMO’ coordinato dagli specialisti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma

Operato mentre era ancora connesso alla placenta, con pochi minuti a disposizione dei chirurghi per estrarlo dalla pancia della mamma, collegarlo alla macchina cuore-polmone e solo a quel punto recidere il cordone ombelicale e completare il parto cesareo. In caso contrario, infatti, il neonato non avrebbe potuto respirare per la presenza di una massa tumorale all’altezza della gola.

Il nome della procedura salvavita, eseguita all’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli da un’équipe multidisciplinare coordinata dagli specialisti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma è EXIT-to-ECMO, (EXIT finalizzata all’ECMO), che indica il parto in EXIT (EX-utero Intrapartum Therapy) e la circolazione extracorporea (ECMO – Extra Corporeal Membrane Oxigenation).

Il bambino aveva sviluppato nella vita intrauterina un tumore sul collo (benigno ma con crescita ‘tumultuosa’) che andava dal mento alla spalla, con una dimensione pari a quella della sua testa, e che aveva inglobato la carotide e la trachea. Tale condizione, al momento della nascita, avrebbe impedito sia al bimbo di respirare sia ai medici di procedere con l’intubazione o con la tracheotomia. È stata quindi attivata la procedura EXIT-to-ECMO, con un’estrazione parziale nel corso del parto cesareo, mantenendo la connessione a cordone ombelicale e placenta, e realizzazione della circolazione extracorporea: quest’ultima, in tempi brevissimi, prevede l’apertura del torace del bambino (in questo caso ‘in EXIT’, non del tutto nato) e l’inserimento all’interno dei grossi vasi sanguigni vicino al cuore di due cannule collegate al macchinario. Avviata la circolazione extracorporea, è stato portato a termine il parto cesareo.

Sempre con il supporto dell’ECMO, il piccolo è stato trasferito all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù dove, tre giorni dopo il parto, un’équipe multidisciplinare, composta da chirurghi neonatali, anestesisti, cardiochirurghi, perfusionisti, neurofisiologi, otorinolaringoiatri e infermieri, ha eseguito l’intervento di rimozione del tumore. Dopo quattro mesi di ricovero, per il recupero post intervento e le cure oncologiche, il bimbo ha potuto andare a casa.

Il parto cesareo EXIT-to-ECMO è stato eseguito presso Dipartimento Materno-Infantile dell’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma grazie al lavoro di diverse équipe coordinate dai responsabili dell’Area delle Scienze Fetali-Neonatali e Cardiologiche dell’Ospedale Pediatrico della Santa Sede (Pietro Bagolan per l’Area di Ricerca e Lorenzo Galletti per l’Area Clinica). Per il Bambino Gesù hanno collaborato gli specialisti delle Unità Operative di Medicina e Chirurgia Fetale e Perinatale; Cardiochirurgia, Chirurgia Neonatale, Terapia Intensiva Neonatale; Otorinolaringoiatria; ECMO; Neurorianimazione Pediatrica; Anestesia e Rianimazione; Oncoematologia, Trapianto Emopoietico e Terapie Cellulari e Anatomia Patologica. Per l’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli, le Unità Operative di Ostetricia e Ginecologia e Terapia Intensiva Neonatale. Nel dettaglio, la procedura EXIT è stata eseguita da Marco Bonito (direttore del Dipartimento Materno-Infantile del San Pietro Fatebenefratelli) e da Leonardo Caforio (responsabile di Medicina e Chirurgia Fetale e Perinatale del Bambino Gesù); il posizionamento in ECMO è stato condotto dai cardiochirurghi Sonia Albanese e Gianluigi Perri; l’intervento chirurgico di rimozione del tumore è stato guidato da Andrea Conforti (responsabile della Chirurgia Neonatale del Bambino Gesù).