La SINPIA sottolinea il ruolo dell’educazione alimentare e della promozione della salute psichica dei ragazzi

Ortoressia, virgoressia, drunkoressia, night eating syndrome: nel panorama dei disturbi alimentari se ne aggiungono di nuovi. A parlarne la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA), che si è soffermata sul ruolo di strategie di prevenzione che puntino sull’educazione alimentare e sulla promozione della salute psichica dei ragazzi.

Anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder) ma anche disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, pica e disturbo da ruminazione rappresentano alcuni dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA). A questi si aggiungono nuovi disturbi alimentari, quali l’ortoressia e la vigoressia, da comportamenti improntati al salutismo che arrivano a essere malattia quando diventano limitanti per la vita sociale e il benessere personale, o la drunkoressia e night eating syndrome, comportamenti alimentari disfunzionali sempre più diffusi già in adolescenza, e le forme di sovrappeso e obesità, con alla base un disagio psichico di gravità variabile.

“L’esordio dei disturbi legati all’alimentazione riguarda nella maggior parte dei casi l’età evolutiva, in particolare adolescenza e pre adolescenza, ed è quindi il neuropsichiatra infantile il medico principalmente coinvolto nei processi di diagnosi e cura”, racconta Elisa Fazzi, Presidente SINPIA e Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia. “A tutti questi disturbi viene riconosciuta una genesi primariamente psichiatrica: è la mente la prima a soffrire anche se in questi casi la sofferenza psichica si esprime con il comportamento alimentare alterato e quindi la sofferenza del corpo rappresenta l’espressione finale di un dolore psichico altrimenti indicibile. Per questo, anche se spesso chi è vicino alla persona affetta da un DNA tende ad allarmarsi per le manifestazioni fisiche del disturbo come l’eccessiva magrezza o per contro obesità, non bisogna mai dimenticare di tenere il focus principale dell’attenzione sulla persona nella sua globalità quindi intesa come corpo e mente”.

Gestione multidisciplinare e prevenzione

La SINPIA riporta come una ricerca a cura dell’Istituto Superiore di Sanità sui Centri in Italia del Servizio Sanitario Nazionale dedicati ai disturbi del comportamento alimentare abbia indicato che su oltre 8.000 utenti, “il 90% è di genere femminile rispetto al 10% di maschi; il 59% dei casi ha tra i 13 e 25 anni di età, il 6% ha meno di 12 anni”, e guardando alle diagnosi, “l’anoressia nervosa è rappresentata nel 42,3% dei casi, la bulimia nervosa nel 18,2% e il disturbo di binge eating nel 14,6%”. La pandemia da COVID-19 ha poi avuto un impatto sull’incidenza dei disturbi legati all’alimentazione, sul tasso dei ricoveri e sulla gravità.

“Negli ultimi anni queste patologie colpiscono sempre di più e con un aumento preoccupante negli anni successivi alla pandemia da Covid19, e presto, soprattutto le ragazze, con esordio sempre più precoce, anche prima della preadolescenza. Tale dato rende imprescindibile, come suggerito da tutte le più importanti linee guida internazionali, un modello terapeutico incentrato sulla famiglia e che coinvolga figli e genitori in modo massiccio e continuativo dalla fase di consultazione fino al termine della riabilitazione. Tale modello operativo di presa in carico, conferma ulteriormente l’importanza della neuropsichiatria da sempre abituata ad una presa in carico dell’intero nucleo familiare nei percorsi di diagnosi e cura delle patologie neurologiche e psichiatriche dell’età evolutiva”, dice Renato Borgatti, Direttore della Struttura Complessa Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Fondazione Mondino IRCCS di Pavia, Università di Pavia e membro SINPIA, e aggiunge in merito alla gestione: “Il trattamento di tali patologie che rischiano di mettere concretamente a repentaglio la vita non può prescindere dalla presenza di un’equipe multiprofessionale in cui professionisti afferenti a discipline medico-interniste e psichiatrico-riabilitative interagiscono costantemente. Questo requisito risulta ancora più importante in caso di patologie ad elevata gravità dove i Centri di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dedicati ai disturbi alimentari risultano il riferimento principale per le famiglie maggiormente in difficoltà”.

Un ruolo, quello dei neuropsichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza “fondamentale importanza, quando i disturbi alimentari sono gravati da un alto tasso di comorbidità psichiatrica”, sottolinea ancora la SINPIA.

“In un’epoca in cui i nostri giovani sono bombardati da valori estetici e prestazionali spesso irraggiungibili sui social network i disturbi alimentari diventano espressione dell’ambiente culturale in cui viviamo oltre che sintomo di una sofferenza soggettiva e di un’aspirazione alla perfezione che può diventare malattia”, conclude Elisa Colombi, Direttore della SC di Neuropsichiatria Infantile ASL CN2 Ospedale di Verduno Alba e Coordinatrice della Sezione Epidemiologia ed Organizzazione dei servizi di NPIA di SINPIA. “In quest’ottica le strategie preventive devono essere incentrate non solo sull’educazione alimentare ma soprattutto alla promozione della salute psichica e del benessere globale dei nostri bambini e ragazzi e delle loro famiglie”.