Secondo due studi italiani la loro presenza nell’alimentazione è responsabile di sindrome metabolica e di esofagite eosinofila
Una relazione tra il consumo alto di cibi ultraprocessati e sindrome metabolica, obesità e livelli di prodotti di glicazione avanzata (composti in grado di favorire ipertensione, diabete e processi degenerativi delle arterie), ma anche un ruolo nell’insorgenza di esofagite eosinofila. La segnalazione proviene da due studi italiani e il tema è stato affrontato nel corso del Congresso Nazionale della Società Italiana di Gastroenterologia e Nutrizione Pediatrica (SIGENP).
I cibi ultraprocessati sono quegli alimenti preparati industrialmente che contengono sostanze che non vengono utilizzate abitualmente in cucina (come proteine idrolizzate, maltodestrine, grassi idrogenati) e additivi (coloranti, conservanti, antiossidanti, emulsionanti, esaltatori di sapidità ed edulcoranti), quali per esempio piatti pronti, bevande zuccherate e gassate, prodotti da forno confezionati, creme spalmabili, fette biscottate, biscotti, cracker, snack, merendine e alcuni alimenti per l’infanzia.
Uno studio italiano su 175 bambini di età media 11 anni ha mostrato che il consumo di tali alimenti è in grado di facilitare l’insorgenza di sovrappeso e obesità ma anche di causare la sindrome metabolica, quindi l’insieme di disordini quali ipertensione, dislipidemia e diabete che incidono negativamente sulla salute del bambino; in aggiunta, nella cute di questi ultimi bambini è stato rilevato un accumulo alto di prodotti di glicazione avanzata (AGE). Sono composti presenti in grandi quantità nei cibi ultraprocessati: interagiscono con le cellule del bambino e determinano alterazioni a vari organi e apparati, e facilitano l’insorgenza di diabete, malattie cardiovascolari, malattie allergiche e autoimmuni.
“Questi risultati supportano un ruolo cruciale degli alimenti ultraprocessati nel facilitare non solo l’insorgenza di obesità, ma anche nel determinare l’insorgenza di tutte quelle patologie collegate all’obesità e che rientrano nell’ambito della sindrome metabolica con conseguenze molto negative anche nel lungo termine per il bambino. Occorre sensibilizzare molto i genitori e i bambini riguardo i rischi per la salute legati a un consumo frequente di questi alimenti per attuare efficaci programmi di prevenzione e trattamento dell’obesità e delle sue complicanze”, ha commentato Roberto Berni Canani, Ordinario di Pediatria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, che ha coordinato la ricerca, e ha aggiunto: “A maggior ragione perché stiamo notando una cosa non meno allarmante: i cibi ultraprocessati potrebbero avere un ruolo anche nella patogenesi di un’altra patologia cronica: l’esofagite eosinofila”.
L’esofagite esosinofila è stata infatti al centro di un secondo studio, coordinato sempre da Roberto Berni Canani, nel quale viene indicato che un’esposizione eccessiva ai prodotti di glicazione avanzata sarebbe responsabile del danno infiammatorio e dell’accumulo di eosinofili nella mucosa esofagea. Il quadro non è ancora del tutto definito ma le ricerche sono in una fase avanzata. “In attesa di nuovi risultati è molto importante diffondere ad ogni livello l’importanza di una sana alimentazione sin dalle prime epoche della vita per ridurre incidenza, prevalenza e severità delle principali patologie croniche dell’età pediatrica con un impatto molto negativo sui bambini, le loro famiglie e il Sistema Sanitario Nazionale” ha concluso Roberto Berni Canani.
“Sono acquisizioni importanti. Resta il fatto che, cautelativamente, mi sembra doveroso che tutti i genitori prestino maggior attenzione per lo meno ai cibi troppo artefatti, usino gli ultraprocessati con misura: per prevenire non solo il sovrappeso ma importanti danni alla salute”, ha aggiunto Claudio Romano, Presidente SIGENP e Ordinario di Pediatria all’Università di Messina.