Uno studio del gruppo Musa dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr ha valutato i fattori di rischio e quelli protettivi

Un’indagine psicosociale pubblicata sulla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health ha puntato i riflettori sui fattori di rischio e di protezione nei confronti di bullismo e cyberbullismo in adolescenza. Lo studio, con un approccio psicosociale, è stato condotto nell’ambito del progetto Osservatorio sulle Tendenze Giovanili del gruppo Mutamenti sociali, valutazione e metodi (Musa) dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpps).

Considerando oltre 3.200 tra studentesse e studenti italiani, è stato studiato il peso di diverse variabili nell’ambito delle dinamiche relazionali tra gli adolescenti e dei condizionamenti sociali. “Nello specifico, tra i fattori di rischio sono stati identificati la tolleranza di razzismo, xenofobia, omofobia, violenza di coppia e alti livelli di autostima. Tra i fattori protettivi sono invece emersi la bassa tolleranza al consumo di alcool e droghe, la presenza di fiducia nei confronti di familiari e amici e l’essere donna”, ha raccontato Antonio Tintori, del Cnr-Irpps. “Lo studio dei comportamenti e degli atteggiamenti degli adolescenti è fondamentale per analizzare l’evoluzione delle tendenze giovanili e per definire interventi di contenimento della devianza e del disagio sociale. Nuovi modi di interazione sociale stanno cristallizzando comportamenti violenti che si muovono più che mai su una sfera virtuale, e dimostrano come siano principalmente le opinioni distorte sulla diversità sociale a generare violenza. Bullismo e cyberbullismo condividono una matrice comportamentale comune che è stata delineata attraverso specifiche caratteristiche ambientali e individuali”.

I risultati dell’analisi sono in linea con diverse teoria sul fenomeno, portando ulteriori elementi utili per interventi di prevenzione al fenomeno, come sottolineato da Antonio Tintori, che ha spiegato: “Il controllo simultaneo di variabili sia sociologiche sia psicologiche sperimentato in questa indagine ha però permesso di identificare i nessi causali di alcune fenomenologie di violenza e dunque i fattori da promuovere e da arginare per mitigare i problemi del bullismo e del cyberbullismo”, aggiungendo che, data anche l’iperconnessione collegata alla COVID-19 e le sue conseguenze, verranno portate avanti nuove indagini a livello sia locale sia nazionale, con attenzione al cyberbullismo.